Le varianti nei nomi di frutti
Tu dici anguria o cocomero?
A seconda di come rispondi… ti dirò da dove vieni!
Piena estate, caldo soffocante: chi non ha mai trovato refrigerio in una bella fetta fresca di questo frutto, dalla rossa polpa zuccherina e con la buccia rigida e spessa, striata di verde?
Ti confesso una cosa: a me non fa impazzire, perché non riesco a mangiarla se prima non ho tolto ogni singolo seme dalla mia fetta… ma sul gusto e la freschezza non si discute!
E sul lessico?
Qui si discute eccome!
Siamo nel campo della variazione linguistica, ovvero della tendenza della lingua a essere mutevole, a seconda di chi la parla, della zona geografica, del livello di istruzione, delle mode e anche ovviamente del periodo storico.
In italiano è particolarmente interessante andare a scoprire le infinite variazioni regionali e il loro impatto sul cosiddetto italiano standard.
L’argomento di oggi è il Citrullus lanatus, comunemente conosciuto con nomi molto più semplici.
Per iniziare, sappi che, generalmente, tutti i nomi dei frutti della famiglia delle cucurbitacee (ovvero zucche, zucchine, cetriolo, anguria e melone, per ricordare le più comuni) presentano un’incredibile quantità di varianti regionali.
(Abbiamo già parlato di zucchina/zucchino in QUESTO ARTICOLO)
Quello che ci interessa capire oggi è:
Anguria e cocomero sono la stessa cosa?
E se la risposta è sì…
perché ci sono due nomi?
So che a questo punto ti starai chiedendo perché dovresti metterti a cavillare su questi dettagli.
La risposta è una sola: più la tua conoscenza dell’italiano è precisa, più i testi per la comunicazione online della tua azienda saranno efficaci!
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E ora… sei pronto a capire cosa cambia tra anguria e cocomero?
Andiamo a scoprirlo!
UN PO’ DI STORIA
Come sempre, iniziamo consultando la Treccani:
angùria s. f. [dal gr. tardo ἀγγούριον, pl. ἀγγούρια]. – Nome region., molto diffuso, del cocomero (Citrullus lanatus).
cocómero s. m. [lat. cŭcŭmis -mĕris]. – 1. a. Erba annua delle cucurbitacee (Citrullus lanatus, sinon. Cucumis citrullus); ha fusto ramoso, prostrato, con grandi cirri semplici, foglie a contorno cuoriforme, fiori monoici a corolla gialla; il frutto è una falsa bacca (poponide) globosa (con diametro fino a 40 cm e peso fino a oltre 20 kg) o ellissoidale, liscia, verde o con strisce chiare, con buccia relativamente sottile, polpa zuccherina rinfrescante, bianca nella parte più esterna e rossa o giallastra nel resto, e semi numerosi di colori diversi. Originario dell’Africa, il cocomero è coltivato in tutto il mondo: nelle diverse regioni italiane prende anche i nomi di melone d’acqua, anguria, pasteca. b. Il frutto del cocomero: una fetta di c.; semi, bucce di c.; fig., avere una pancia come un c., essere molto panciuto. c. fig. Uomo balordo. 2. Nell’Italia settentr. (in varianti dialettali), nome comune del cetriolo. […]
Le cose interessanti da notare sono tre.
- Il termine “cocomero” deriva dal latino ed è il nome principale.
Si tratta della variante toscana, e, spulciando un po’ nella storia della lingua, troviamo già la consapevolezza dell’esistenza della variante anguria.
- Il termine “anguria” è un nome regionale (usato prevalentemente nell’Italia settentrionale), e deriva dal greco.
Questo termine derivante dal greco entrò in italiano passando dal veneziano… e la cosa interessante è che il greco tardo angourion significava cetrioli!
- In Italia settentrionale, “cocomero” viene usato per indicare il cetriolo!
Per rendere le cose ancora più interessanti, nell’Italia settentrionale assistiamo a questo slittamento di significato: cocomero c’è, ma indica il cetriolo.
Detta così, sembra una faccenda estremamente complessa…
ma per fortuna la lingua evolve e tende a semplificarsi, in qualche modo.
Perciò, il risultato oggi è:
- anguria e cocomero indicano lo stesso identico frutto
- anguria viene usato prevalentemente in Italia settentrionale (ed ecco perché io, che sono piemontese, tendo a chiamare questo frutto anguria!), mentre cocomero è considerabile la forma panitaliana.
Tuttavia…
nel sud Italia, il cocomero viene anche chiamato melone d’acqua!
NON DIMENTICHIAMO I MELONI!
Arrivati a questo punto, non possiamo non parlare dei meloni, dato che abbiamo appena visto che in Italia meridionale il melone d’acqua altro non è che il nostro cocomero!
Il melone in realtà (o meglio, in italiano sovranazionale) è tutto un altro frutto; la Treccani dice:
melóne (o mellóne) s. m. [dal lat. tardo melo -onis]. – 1. a. Erba annua delle cucurbitacee (Cucumis melo), detta anche popone, originaria dell’Asia o dell’Africa tropicale, coltivata in tutti i paesi caldi e temperati per il frutto commestibile: ha fusto strisciante, ramoso, munito di cirri semplici, foglie scabre, cordate e fiori monoici, gialli. b. Il frutto della pianta, che è un peponide, di solito sferico-ovoidale, ha polpa succosa e profumata, e contiene numerosi semi giallicci. A seconda della forma e dei caratteri della buccia e della polpa, si distinguono diverse varietà: cantalupo, sferico a spicchi pronunciati, con buccia grossa, rugosa o bernoccoluta, polpa gialla; reticolato o retato, ovoidale, con buccia verde che presenta un reticolo biancastro rilevato, polpa bianca, gialla o verdiccia; liscio, ovoidale con buccia liscia (a questo tipo appartiene il m. d’inverno o di Malta, con polpa bianca o aranciata, profumatissima); lungo o serpentino (lat. scient. Cucumis melo var. flexuosus), cilindrico, spesso contorto, lungo fino a 1 m, con polpa poco sapida, rosea o rossastra. 2. M. d’acqua: nome dato nell’Italia merid. al cocomero (cfr., con lo stesso senso, il fr. melon d’eau, il ted. Wassermelone, l’ingl. watermelon), contrapposto al m. di pane, che è il popone.
Il melone, quindi, è quel frutto della stessa famiglia dell’anguria/cocomero, ma più piccolo e dalla polpa arancione, gialla o bianca a seconda della varietà.
E i semi sono più facili da togliere!
Tuttavia…
anche qui assistiamo a varianti regionali e slittamenti!
- Popone: variante toscana di melone
- Melone d’acqua: anguria/cocomero, variante dell’Italia meridionale
- Melone di pane: melone/popone, variante dell’Italia meridionale
Non solo: se scendiamo ancora più bei dettagli e nei regionalismi stretti, le varianti aumentano a dismisura.
Ad esempio, per cocomero in Emilia Romagna abbiamo cocomera, comar e cocombra; pasteca in Liguria (influenzato dal francese) citrone in Abruzzo e via dicendo; oppure mellone per melone.
QUINDI…
A meno che tu non ti rivolga a un pubblico molto preciso e prettamente regionale, al quale puoi parlare usando i regionalismi adatti per meglio entrare nel suo dialogo mentale, ricorda che in italiano standard abbiamo:
COCOMERO
frutto dalla polpa rossa e i semi neri
MELONE
frutto dalla polpa bianca/gialla/arancione
Anguria è comunque corretto, così come popone e mellone.
In questi casi, il rischio non è quello di compiere un errore, ma di fare una scelta lessicale lontana dall’uso che ne fa il tuo Cliente Su Misura…
e in certi casi di generare brutti fraintendimenti!
Perciò, studia prima il tuo Cliente Su Misura nei dettagli, poi consulta il dizionario, e scegli la parola più immediata e comprensibile per i tuoi clienti!
Ora tocca a te!
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E per scoprire altri errori da NON fare…
… ci vediamo lunedì prossimo!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
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