Parole intercambiabili… o no?
Pensare alle arance subito fa venire in mente quelle rinomate di Sicilia, e, agli amanti della buona tavola, alla loro versione in timballo di riso con vari condimenti, le meravigliose arancine, che devono il loro nome proprio alla somiglianza (almeno estetica) con il frutto: tonde e arancioni.
(NB: essendo piemontese, non sono minimamente qualificata per disquisire sull’eterna questione arancina Vs arancino, quindi non ne parleremo.)
Se si pensa all’albero invece, potrebbero venire in mente i fiori d’arancio (anche conosciuti come zagare): bianchi e profumati, sono legati alla sposa nel giorno delle nozze per via di una leggenda.
Questa leggenda narra di come la figlia di un giardiniere riuscì a sposarsi proprio grazie alla dote guadagnata dal padre giardiniere che convinse il re a donare un rametto del suo bellissimo albero d’arancio all’ambasciatore che se ne era innamorato. In segno di gratitudine, la fanciulla il giorno delle nozze adornò i suoi capelli con fiori d’arancio.
Da lì, i fiori d’arancio sono entrati nella tradizione dei matrimoni!
Dai fiori, che sono bianchi e non arancioni, passiamo invece al colore arancione: in questo particolare periodo storico, non è visto molto di buon occhio, visto che ci ricorda il rischio di nuove restrizioni dovute all’emergenza sanitaria… ma dimentichiamocene un attimo!
L’arancione è un colore caldo, richiama tramonti, foglie autunnali e zucche, ma anche i tradizionali abiti dei monaci buddisti… insomma, chi più ne ha più ne metta.
I concetti, le cose e le ispirazioni sono tante, e spesso le tre parole di cui trattiamo oggi si confondono: a volte con arancio si intende l’albero, a volte il colore…
Ma qual è l’uso corretto di queste tre parole?
Alcune sono intercambiabili, o ci sono errori che è meglio non commettere mai scrivendo, soprattutto se si tratta della comunicazione online della tua azienda, per la quale lo scrivere bene è fondamentale?
A proposito: per non perderti altri consigli su come scrivere bene e sugli errori da non commettere mai, per rendere i tuoi testi più efficaci e gradevoli agli occhi dei tuoi clienti, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa!
E adesso, andiamo a scoprire le differenze tra arancia, arancio e arancione!
G. Melfi on Wikipedia
ARANCIO O ARANCIA?
Prima di osservare nello specifico questo caso, ci vuole una premessa: in alcune parole italiane, l’alternanza di genere (cioè declinare al maschile o al femminile) di una stessa parola può creare anche un’alternanza di significato.
Per esempio, banca/banco; foglio/foglia; bilancio/bilancia e così via.
Questo fenomeno avviene per moltissime parole che indicano, a seconda del genere, un albero o il suo stesso frutto: di norma, la forma maschile indicherà il nome dell’albero, quella femminile invece il nome del suo stesso frutto.
Abbiamo quindi:
- Melo (albero) e mela (frutto)
- Pesco e pesca
- Pero e pera
- Banano e banana
- Albicocco e albicocca
Ed ecco quindi sciolto il primo dubbio: arancio si usa per indicare l’albero, arancia invece per indicare il frutto.
O almeno, questo vorrebbe la norma.
Tuttavia…
la lingua è un organismo vivo che si evolve a seconda di come viene usato dai parlanti, e in questo caso la norma non è così stringente.
Per capire come mai dobbiamo risalire alle origini: la parola arancio, infatti, non ha origine latina, ma persiana: l’Accademia della Crusca ci dice che deriva da nāranğ (letteralmente “(frutto) favorito degli elefanti”), con caduta della n iniziale ritenuta parte dell’articolo (un *narancio > un arancio).
Si tratta quindi di un esotismo, e come spesso accade, nel passare da una lingua all’altra si creano diverse varianti, perciò, già a partire dalle prime attestazioni tra 1200 e 1300, compaiono entrambe le forme, arancio e arancia, per indicare il frutto; talvolta, con arancio si intende il colore.
Nei secoli successivi si verificano moltissime oscillazioni, che passano persino da melarancio, melarancia e pomo arancio, per non parlare delle varianti regionali come naranza, arangio, marrancio.
Solo verso la fine del Novecento nei dizionari ha iniziato a imporsi l’uso del maschile per indicare l’albero, e del femminile per il frutto; salvo poi sparire in tempi più recenti.
Risultato?
Oggi la maggior parte dei dizionari accetta come corrette entrambe le alternative, anche se il femminile per indicare il frutto è considerato più corretto, almeno nella forma scritta, in quanto l’opposizione di genere per albero/frutto è tipica dell’italiano, come abbiamo visto.
Quindi, tocca a te scegliere: in ogni caso, saprai come argomentare la tua scelta!
Philippe Gautier on Unsplash
E L’ARANCIONE?
In questa storia, a un certo punto si inserisce l’arancione, che è usato solo ed esclusivamente per indicare il colore.
Ma ti sei mai chiesto come mai espressioni come “capelli rossi”, “pesci rossi”, “gatto rosso”, “volpe rossa” indicano in realtà tutte cose che di fatto sono arancioni e non rosse?
(Lo so, i capelli potrebbero essere effettivamente anche rossi, ma di solito li si distingue, se necessario, in rosso ramato o caldo o rosso ciliegia o freddo o ancora mogano, a seconda della tonalità – fine nota puntigliosa.)
Questa particolarità ha, di nuovo, origini storiche: nell’antichità, almeno nell’area culturale a cui apparteniamo noi, il rosso e l’arancione non erano percepiti come colori distinti, ma come sfumature di uno stesso colore.
Perciò non esisteva la parola arancione!
Nelle lingue europee, quindi, sia il concetto che la parola per indicare il colore arancione arrivarono solo dopo l’introduzione nel continente delle arance, che avvenne tra il X secolo e l’XI secolo.
Così, dalla parola narang si passò ad arancia/arancio, e da lì ad arancione, come lo usiamo oggi per indicare appunto il colore.
Tengyart on Unsplash
QUINDI…
Se vuoi andare sul sicuro e seguire quella che sarebbe la norma
ARANCIA: frutto
ARANCIO: albero
ARANCIONE: colore
Ma ARANCIO viene comunque anche accettato sia per il frutto che per il colore.
Basta che non ti venga mai in mente di usare arancia per il colore o arancione per il frutto o l’albero… altrimenti, BACCHETTATE!
Ora tocca a te!
Studia, documentati, scrivi e controlla: crea dei testi interessanti, curati e di valore. Il tuo lavoro verrà presentato come merita e valorizzato al massimo…
… e i tuoi clienti non riusciranno a smettere di leggere, chiedendoti di continuare a scrivere!
Sei impaziente di metterti alla prova?
Allora non aspettare: acquista ora la tua copia del primo libro del Sarto, VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE, un manuale pratico per imparare come impostare la tua Comunicazione Online e per trasformare la tua pagina social in un magnete attira clienti!
Non solo, abbiamo una novità: è uscita la SECONDA EDIZIONE rivista, aggiornata e ampliata… non puoi proprio perdertela.
Clicca qui per acquistarlo ora a solo 27 euro!
E per scoprire altri errori da NON fare…
… ci vediamo lunedì prossimo!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.
BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.
BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.
CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.
CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.
D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.
DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.
DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.
FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.
EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.
GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.
MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.
MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.
MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.
PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.
SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.
SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.
SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.
SITOGRAFIA
Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it
Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com
Treccani online – treccani.it
Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it