Come si scrive “buongiorno”?

Attaccato o staccato?

“Buon giorno!” disse Bilbo […]. Gandalf lo guardò da sotto le lunghe sopracciglia irsute ancora più sporgenti della tesa del suo cappello. “Cosa vuoi dire?” disse. “Mi auguri un buon giorno, o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no? O che quest’oggi ti senti buono, o che è un giorno in cui si deve essere buoni?”

 

Qualche giorno fa, in occasione del Tolkien Reading Day (hai presente Il Signore degli Anelli, di cui è uscita una poderosa trilogia al cinema ormai vent’anni fa? J.R.R. Tolkien è l’autore del libro da cui è tratta) mi sono saltate sotto agli occhi queste righe, che si trovano all’inizio dello Hobbit.

 

In questa citazione, c’è una particolarità, e si trova precisamente nelle prime due parole. 

 

L’hai notata?

 

Se hai risposto sì, probabilmente tendi a scrivere buongiorno sempre tutto attaccato.

Se hai risposto no, o non ci hai semplicemente fatto caso, oppure di solito scrivi buon giorno staccato, o ancora alterni le due forme senza farti troppe domande.

 

Ma ovviamente, non è un caso se ne esistono due forme, ed esistono delle regole ben precise per usarle in maniera corretta!

 

Ecco quindi svelata l’ispirazione per l’articolo di oggi: buongiorno si scrive attaccato o staccato? 

E la risposta è… rullo di tamburi…

 

dipende.

 

Buongiorno/buon giorno è una parola particolare, che presenta una variazione: esiste sia in forma univerbata, ovvero scritta tutta attaccata, oppure in forma analitica, ovvero staccata.

In alcuni casi, le due forme sono intercambiabili, in altri, buon giorno è un errore da non fare. 

 

E scommetto che non vuoi commettere errori grossolani nei testi della comunicazione online della tua azienda!

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Oggi scopriamo insieme perché di buongiorno esistono due forme, e come si usano in maniera corretta.

 

Iniziamo!

 

illustrazione de "Il Signore degli Anelli"

Greg e Tim Hildebrandt, Gandalf’s Visit

 

FORME UNIVERBATE

In italiano, esiste il fenomeno dell’univerbazione

Si tratta di un processo diacronico, ovvero che avviene nel corso del tempo, che porta alla “fusione” di due parole originariamente distinte.

 

Pensa ad esempio a:

  • Tuttavia: tutta + via
  • Poiché: poi + che
  • Sopralluogo: sopra + luogo
  • Insomma: in + somma

E ovviamente a buongiorno e buonasera!

 

In alcuni casi, come ad esempio malessere, benessere o buonuscita, la variante univerbata finisce per soppiantare completamente la locuzione originaria, che cade completamente in disuso.

 

Veniamo al nostro caso di oggi: buongiorno nasce ovviamente dall’unione di buon e giorno

 

La Treccani scrive:

buongiórno (o buòn giórno) locuz. e s. m. – Formula di saluto e d’augurio che si rivolge durante la mattinata nell’incontrarsi o anche nell’accomiatarsi. Come s. m., l’atto stesso dell’augurare: dare, ricevere il b.; fam., iron.: questo è il b.!, quando una persona di famiglia comincia, appena alzata, a brontolare, a rimproverare e simili.

 

Ma, come vedi, non fornisce indicazioni particolari sull’uso delle sue diverse forme.

 

Questo accade perché, quando si tratta della parola usata nel suo significato di saluto o augurio, le due forme sono considerate entrambe corrette.

  • Buongiorno a tutti!
  • Buon giorno signor postino!

 

A voler essere precisi, quando stiamo scrivendo un testo formale la forma univerbata buongiorno è preferibile.

 

Ma…

esiste un caso preciso in cui scrivere buongiorno tutto attaccato è un errore!

 

pagina di dizionario

 

ERRORI DA NON FARE

Caso 1: buon giorno errato

Abbiamo visto che buongiorno può essere un saluto o un augurio… 

ma se torni a rileggere la voce della Treccani, puoi osservare una cosa: può anche essere un sostantivo.

 

Vediamo subito un esempio pratico:

  • Il mio gatto mi dà sempre il buongiorno miagolando a squarciagola.
  • Il buongiorno si vede dal mattino.

 

In questi casi, quando buongiorno non è un saluto ma quasi una “cosa”, l’unico modo corretto di scriverlo è tutto attaccato.

 

Caso 2: buongiorno errato

Ovviamente, non possiamo farci mancare nulla, quindi ecco il secondo errore da evitare.

 

Se non stai salutando, né parlando del buongiorno in sé, potresti comunque voler parlare di un giorno buono, un buon giorno: in questo caso, il focus è sul sostantivo giorno, di cui buon è un aggettivo che potrebbe benissimo essere sostituito con un altro.

 

Ad esempio:

  • Oggi è un buon giorno per andare in palestra.
    Potrebbe benissimo essere: Oggi è un cattivo/ottimo giorno per andare in palestra.

 

Perciò, quando parli di un giorno particolare e lo descrivi, l’unica forma corretta è quella staccata.

 

due brioches e una tazza di caffè

 

 

QUINDI…

Abbiamo in pratica tre diversi casi:

 

Saluto: BUONGIORNO o BUON GIORNO

Sostantivo: il BUONGIORNO

Un giorno in particolare: un BUON GIORNO

 

Tutto sommato, non è complicato!

 

Ora tocca a te!

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

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