Doppia z sì o no?

Tra regolette ed eccezioni

Chi di noi non ricorda almeno una maestra avuta alle elementari? 

Magari quella di italiano, che ha cercato con tutta la buona volontà del mondo di prendere un gruppetto di ragazzini di numero variabile (io sono cresciuta in un paesino, alle elementari in classe eravamo solo in 8!) e di insegnar loro le basi per scrivere e parlare correttamente in italiano…

… anche qui, con risultati ahimé altalenanti.

 

Va bene, ammetto che non a tutti per sopravvivere serve necessariamente una conoscenza approfondita di grammatica e ortografia, si può benissimo vivere facendone a meno, in certi casi…

 

… ma non nel tuo caso, imprenditore o imprenditrice che stai leggendo queste righe: tu non puoi farne a meno.

 

O meglio, non puoi farne a meno se vuoi che i testi per la comunicazione online della tua azienda siano impeccabili e facciano un’ottima impressione ai tuoi clienti… ma se invece preferisci che i tuoi clienti si concentrino su refusi ed errori, bollandoti come superficiale e poco professionale, puoi ignorare la grammatica e questa rubrica!

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Ora torniamo alla nostra maestra: ha mai cercato di insegnarti come funziona la z? 

O meglio, quando NON ci vuole assolutamente la doppia… errore che invece si vede e si legge in giro assai frequentemente (non sai quanti orribili *natalizzio e *natalizzie sto vedendo in questi giorni).

 

Io ricordo che la mia ci aveva insegnato una regoletta semplice da ricordare:

 

-zio, -zia, -zie non vogliono MAI la doppia!

 

Peccato che…
non è esattamente così.

 

O meglio, spesso la regola funziona, ma ci sono numerose eccezioni di cui tener conto.

 

Come sempre, non basta imparare le regole a memoria e applicarle senza pensarci: per scrivere bene, ci vogliono attenzione e consapevolezza. La lingua è uno strumento potentissimo, ma dobbiamo imparare a usarlo con criterio!

 

Perciò, ora andiamo a scoprire come funziona la z!

 

addobbi natalizi

Linda Hinton on Unsplash

 

 

Z SINGOLA

Per prima cosa, addentriamoci più a fondo nella regoletta che abbiamo citato all’inizio e facciamo un po’ d’ordine.

 

Secondo Camilli, in Pronuncia e grafia dell’italiano (Terza edizione riveduta a cura di Piero Fiorelli, Sansoni 1965, p. 37), la regola esatta è:

 

Non si scrive mai doppia z [ts] quando ci troviamo di fronte a vocali + zie, zia, zio, ovvero quei casi che derivano da parole che in latino presentano vocale + tie, tia, tio; ctie, ctia, ctio; ptie, ptia, ptio.

Esempio: latino natio, actio, adoptio -> italiano nazione, azione, adozione

 

Non si scrive mai doppia z [dz] quando ci troviamo di fronte a parole derivate dal greco che hanno la z tra due vocali.

Esempio: ozono, azoto 

 

Detta così, sembra tutto molto chiaro: ma perché allora si vedono così tante doppie z errate in giro?

 

La risposta sta nel suono: quando parliamo, in realtà… pronunciamo la z come fosse quasi sempre doppia, anche in parole che vanno scritte con una z sola, sia che si tratti di z sorda ([ts] come in grazia o prudenza) che di z sonora ([dz] come in zenzero o azoto)!

 

Esempio:

ozio: si pronuncia [òttsio], ovvero *ozzio
sfizio: si pronuncia [sfìttsio], ovvero *sfizzio
polizia: si pronuncia  [polittsìa], ovvero *polizzia

 

Perciò, non lasciarti mai ingannare dal suono: in tutti questi casi, anche se la pronunciamo doppia, la z va sempre scritta singola in questi casi:

 

– nei gruppi vocale + zia, zio, zie
Esempio: liquirizia, idiozia, arguzia, dazio

– nel gruppo -zione
Esempio: eccezione, azione, accezione

– in parole di origine greca o straniera
Esempio: azoto, ozono, mazurca, bazar

 

Il mio Zorro preferito: serie tv Disney, trasmessa in USA tra il 1957 e il 1959; in Italia venne trasmessa per la prima volta nel 1992 all’interno del programma Solletico

 

 

Z DOPPIA

Ci sono dei casi in cui, oltre a pronunciarsi doppia… la z va anche scritta doppia!

 

Si tratta perlopiù di parole non derivate dal latino o dal greco, come ad esempio merluzzo, che deriva dal provenzale, o razzia, che arriva dal francese (che a sua volta lo prende dal magrebino).

 

Esistono in particolare molti termini che presentano zia, zio, zie ma che richiedono la doppia z, in apparente contraddizione con la regola che abbiamo visto prima: si tratta di parole che in realtà sono costruite su altre parole che già presentano la doppia z nella loro forma base, ma a qui, in questo caso, si aggiungono i suffissi -ia, -iale o -io:

 

pazzo -> pazzia
razza -> razzia, interrazziale

 

 

Abbiamo poi un gran numero di verbi che hanno nella loro radice zz, come ammazzare, spazzare, analizzare e via dicendo, che mantengono la doppia zz anche nelle loro forme flesse:

ammazziamo, spazziamo, analizziamo

 

Infine, ricorda che si usa la doppia z anche in questi casi:

– nei gruppi -ezza, -ozza, -ozzo, -uzza, -uzzo, -izzare, -izzazione, -izzatore
Esempio: bellezza, tinozza, gargarozzo, cocuzza, drizzare, privatizzazione

 

Ed ecco qui le nostre doppie z!

screenshot del cartone animato "Z la formica"

Z la Formica, lungometraggio animato Dreamworks, 1998

 

 

QUINDI…

Ricapitolando quel che abbiamo visto oggi:

 

Z SINGOLA

– nei gruppi vocale + -zia, -zio,- zie

– nel gruppo -zione

– in parole di origine greca o straniera

Z DOPPIA

– in parole che hanno la doppia z già nella radice (di solito non di origine greca o latina)

– nei gruppi -ezza, -ozza, -ozzo,  -uzza, -uzzo, -izzare, -izzazione, -izzatore

 

E se sei in dubbio…

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.

CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.

CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.

DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.

FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.

GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.

MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

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SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

Vera Gheno (redazione Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca), Presenza di doppia zeta di fronte a i + vocale, sito dell’Accademia della Crusca, 1 agosto 2008
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/presenza-di-doppia-zeta-di-fronte-a-i–vocale/193

 

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