Come si scrivono i forestierismi
- Forestierismi e parole straniere: l’italiano non sta morendo
- Tipi di forestierismi
- Quando usarli e come scriverli
I forestierismi, ovvero le parole straniere: vanno usati oppure no?
Si scrivono in corsivo?
E come funziona il plurale?
Ma soprattutto… quali sono i rischi che corri con il tuo libro se non ci fai attenzione?
Non vorrai certo trasformarlo in un mattone illeggibile pieno di parole in inglese (o peggio, pseudo inglese) usate a casaccio per darsi un tono da grandi “business man”…
e ottenendo come risultato solo un testo insopportabile da leggere (e il tuo libro usato come fermaporta).
Ma partiamo dall’inizio: oggi ci addentriamo in una vera e propria palude: quella dell’uso delle parole straniere in italiano.
Il tema è molto articolato, e quindi molto dibattuto: sicuramente sarà capitato anche a te di imbatterti, più d’una volta, in titoloni che annunciano la prossima morte della lingua italiana, soppiantata dall’inglese.
Innanzitutto, stiamo molto calmi: la lingua italiana NON sta morendo.
La contaminazione linguistica è un fenomeno naturale e vecchio quanto le lingue stesse: parole come giardino e cotoletta, che oggi sono italianissime, derivano in realtà dal francese, così come bolscevico deriva dal russo, maiolica dallo spagnolo e cioccolato nientemeno che dall’azteco.
Non solo: questo processo avviene anche al contrario.
L’italiano ha influenzato tantissime lingue, a partire da parole ormai universali come spaghetti o pizza… ma sapevi, per esempio, che in polacco ci sono tantissime parole di origine italiana? È grazie alla principessa italiana Bona Sforza, che nel 1500 sposò il re polacco Sigismondo, portandosi dietro la sua cultura, se oggi in polacco cavolfiore si dice kalafior e conto corrente si dice kontokurent.
Ma torniamo in terra italica: non tutte le parole di origine straniera sono uguali. Quando parliamo o scriviamo, anche a istinto, parole come cioccolato e cotoletta ci suonano diverse da computer o email, o ancora di più da weekend o proofreader.
E il nostro istinto ha proprio ragione: tutte queste parole derivano in qualche modo da un’altra lingua… ma la loro natura è molto diversa.
Quindi, la prima cosa fare è capire esattamente di cosa stiamo parlando: di prestiti linguistici “di lusso” o “di necessità”?
Di parole entrate nell’uso comune, o di tecnicismi specialistici?
Cosa intendiamo esattamente per forestierismi?
Ma soprattutto… come e quando è corretto usarli, e come dobbiamo comportarci in loro presenza?
TANTE PAROLE STRANIERE, TUTTE DIVERSE
Partiamo dalla definizione della Treccani: cosa sono esattamente i forestierismi?
forestierismo s. m. [der. di forestiero]. – […] Parola, locuzione, o anche costrutto sintattico, introdotti più o meno stabilmente in una lingua da una lingua straniera, sia nella forma originaria (nel qual caso si chiamano anche esotismi: per es., il fr. garage, l’ingl. week-end, il ted. Leitmotiv), sia con adattamento alla struttura fonetica e morfologica della lingua d’arrivo (nel qual caso in linguistica si parla più propriam. di prestito: per es., dettaglio, bistecca). […] A seconda del paese d’origine, i forestierismi penetrati nell’italiano si distinguono in francesismi (o gallicismi), anglicismi, germanismi, spagnolismi (o iberismi o ispanismi), ecc.
Dunque, le parole straniere entrano nella nostra lingua a livelli diversi.
Per prima cosa, possiamo lasciare da parte le parole di etimologia straniera, ma ormai entrate stabilmente nel sistema linguistico italiano, tanto da risultare difficilmente riconoscibili a prima vista: i forestierismi adattati, o più propriamente prestiti linguistici.
Ad esempio, abbiamo azzardo dal francese hasard, o bistecca da beefsteak: la loro origine straniera ormai non si percepisce più, e le parole seguono le normali regole per quanto riguarda la concordanza singolare/plurale, maschile/femminile, gli articoli e via dicendo.
Quelli su cui ci concentriamo oggi sono i forestierismi non adattati: parole che ci accorgiamo subito essere straniere, ma che possono essere di due tipi, e a seconda di questi cambiano le regole per servirsene in un testo.
-
FORESTIERISMI DI USO COMUNE
In questo caso, abbiamo a che fare con parole di origine chiaramente straniera, ma che ormai da tempo sono entrate stabilmente nell’uso comune: tutti i parlanti conoscono il loro significato e li usano senza generare problemi di incomprensione.
Esempi: computer, email, t-shirt, password, display, film, babysitter, scoop, bidet, toilette, baguette, ecc.
Come dobbiamo comportarci in presenza di questa tipologia di parole? Finché stiamo parlando, il problema non si pone… ma al momento della scrittura? Ci sono alcune regole da seguire, altrimenti… BACCHETTATE!
- Grafia: prima di tutto, ricordati sempre di utilizzare la grafia corretta. Vale per qualsiasi parola, ma per i forestierismi ci vuole un occhio di riguardo in più: si scrive déjà-vu, non dejavu. Il dizionario è un tuo alleato potente: usalo sempre!
- Corsivo: in questo caso, non è necessario scrivere in corsivo questi forestierismi.
- Genere: si usa il genere con il quale si sono affermate in italiano, che di solito corrisponde a quello della lingua d’origine. Se nella lingua d’origine una parola era di genere neutro, di solito in italiano prende genere maschile.
- Plurale: NON si forma. Le parole di uso comune rimangono sempre invariate: non scriveresti mai due computers, e nemmeno due films o due baguettes. Ed ecco il motivo per cui non dovresti MAI scrivere curricola: la forma curriculum, proveniente dal latino, si è attestata ormai da lungo tempo, ed è quindi considerata invariabile.
L’unica eccezione è quando abbiamo a che fare con parole che si sono stabilizzate solo nella loro forma plurale, come jeans o tapas… che quindi in italiano non hanno forma singolare.
-
FORESTIERISMI RECENTI O SPECIALISTICI
Il discorso cambia quando abbiamo a che fare con neologismi, quindi con parole che solo di recente stanno arrivando nella nostra lingua, o con termini molto specialistici o tecnici.
In questo caso, non possiamo dare per scontato che tutte le persone riescano a comprenderle, perciò in un testo dobbiamo in qualche modo metterle in evidenza, che sia usando il corsivo o le virgolette.
Esempi: qui potrei elencare qualsiasi parola straniera mi venga in mente (che ovviamente non ricada nella categoria che abbiamo visto sopra. Ringkompostion (tedesco; struttura ad anello di un testo), zamek (polacco; castello) fluffy (inglese; morbido e peloso), lullaby (inglese; ninna nanna); hola (spagnolo; ciao), itadakimasu (giapponese; buon appetito); bookworm (inglese; topo di biblioteca), e via dicendo.
Qui, alcune regole cambiano, rispetto a prima: vediamo quali!
- Grafia: ovviamente, vale esattamente come prima. La grafia corretta, così come indicata dal dizionario della lingua d’origine, è indispensabile.
- Corsivo: in questo caso, è necessario evidenziare la parola nel testo. Di solito si opta per il corsivo o per l’uso delle virgolette: io preferisco senza dubbio il corsivo, perché non rischia di appesantire il testo e mantiene più fluida la lettura.
Un piccolo appunto: se si tratta di un testo molto specialistico, come un manuale di istruzioni per informatici, il corsivo non è necessario, perché il lettore, che si presume sia uno specialista, ha già familiarità con quei vocali.
- Genere: è obbligatorio rispettare il genere della lingua di provenienza.
- Plurale: va sempre formato secondo le regole della lingua di provenienza. Per semplificarti la vita, puoi ricordarti una regoletta semplice: se la parola è in corsivo ed è al plurale, metti la -s! Per esempio: “I rumors più recenti”.
USARE O NON USARE FORESTIERISMI?
Veniamo ora alla questione più filosofica: va bene/è corretto servirsi dei forestierismi, o sarebbe meglio farne a meno?
La risposta è: dipende.
Quando abbiamo a che fare con parole che in italiano proprio non esistono, la scelta è obbligata: browser va benissimo. Oppure, magari esiste un’alternativa possibile in italiano, ma suona come un’inutile forzatura: chiameresti mai “pagina d’atterraggio” una landing page, o “calcolatore” un computer, o, peggio, “rete sociale” un social network?
Spero per te di no.
Ci sono però casi dove l’italiano ha una parola perfettamente corrispondente: non è necessario usare deadline, quando esiste scadenza, o know-how al posto di competenze. Lo scopo dei tuoi testi è quello di essere il più chiari possibili nel trasmettere il loro messaggio: perché mai dovresti complicarli inutilmente, inserendo parole straniere non necessarie?
Perciò, usa sempre il buon senso… e un buon dizionario!
QUINDI…
Ora hai capito la grande differenza tra forestierismi di uso comune e quelli affermati: sai quando usare il corsivo, e quando è necessario indicare il plurale (ricorda: corsivo e plurale in questo caso vanno sempre a braccetto).
Hai anche capito che le parole straniere non sono il demonio incarnato… ma che non vanno nemmeno usate a sproposito, magari pensando di darsi un tono ma risultando alla fine solo pomposo e incomprensibile.
Perciò…
Sei pronto a sfruttare tutto il potenziale nascosto in un oggetto semplice soltanto in apparenza…ma che ti permetterà di far crescere la tua azienda come mai prima d’ora?
Scrivi il TUO LIBRO!
Ma come si fa?
Non è semplice, non è immediato; anzi, è faticoso, impegnativo e se vuoi che funzioni devi seguire delle regole ben precise. Ma alla fine, avrai tra le mani un potentissimo strumento di marketing! (Oltre alla soddisfazione di vederti nella tua libreria, in quella dei tuoi amici e dei tuoi clienti.)
Ecco perché ti aiuto io con questa rubrica: Come si scrive un libro.
Insieme vedremo nel dettaglio tutto ciò che devi fare e come devi farlo per scrivere finalmente il tuo libro da imprenditore!
Perciò, CLICCA QUI e iscriviti alla newsletter, per non perderti nemmeno un articolo!
Vuoi capire come inserirlo nella tua strategia di comunicazione per potenziarlo al massimo… e scoprire cosa puoi fare fin da subito per far crescere la tua azienda come mai prima d’ora?
CLICCA QUI per richiedere una consulenza gratuita con un Tutor dei Sarti del Web!
Io ti aspetto al prossimo articolo… per scrivere insieme il tuo libro!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.
BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.
CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.
CECCHINI Enrico, Comunicazione Su Misura. La strategia digitale che porta la tua azienda al successo, I Sarti del Web, Bologna 2022.
CECCHINI Enrico, Vestiti bene e prendi il web a mazzate, I Sarti del Web, Bologna 2021.
D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.
DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.
EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.
GUIDA Diego, Editoria istruzioni per l’uso, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
MASIELLO Umberto, Trasforma le tue parole in soldi. La Scrittura Persuasiva che alza il tuo fatturato, I Sarti del Web, Bologna 2022.
PONTE DI PINO Oliviero, I mestieri del libro, Tea, Milano 2008
SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.
SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.
SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.
SITOGRAFIA
Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it
Treccani online – treccani.it
Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it