Gli ausiliari dei verbi servili

Qual è l’ausiliare corretto?

“Non ci sono voluto andare… non avrei dovuto essere pigro!”

Secondo te è corretta questa frase?

 

E se invece avessi scritto “Non HO voluto andarci… non SAREI dovuto essere pigro”?
Spoiler: nella prima frase i verbi sono tutti corretti, nella seconda il sarei è sbagliato.

 

I verbi: una categoria grammaticale spesso temuta e ostile, perché piena di eccezioni, di regole e quindi di errori che cadono a pioggia. 

 

Ricordo ancora con enorme fastidio le “prove di verbi” che mi toccava fare al liceo – si trattava di verbi greci e latini, in realtà; erano veramente insopportabili, odiavo studiare a memoria e quindi in quelle prove la mia media viaggiava intorno al 3.

 

Per fortuna, a te, ora, i verbi latini e greci non servono… ma quelli italiani sì, e da qui non si scappa: quando scrivi i testi per la comunicazione online della tua azienda DEVI saperli scrivere in italiano corretto, se non vuoi passare per superficiale e incompetente.
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Oggi ci addentriamo nella selva dei verbi ausiliari da usare con i verbi servili: le casistiche e le cose a cui fare attenzione sono più di quelle che pensi.

 

Avrei dovuto, sarei dovuto, ho voluto, sono dovuto: a volte, scegliere il verbo corretto da utilizzare sembra un terno al lotto.

 

Tu sei lì tranquillo che scrivi un articolo di blog, un post o una newsletter per i tuoi clienti, e all’improvviso ti assalgono i dubbi esistenziali:

 

Avrei dovuto andare o sarei dovuto andare?
Ho voluto essere o sono voluto essere?

 

(Se i dubbi non ti assalgono mai, BACCHETTATE: vuol dire che non stai prestando abbastanza attenzione a quello che stai scrivendo, e dai per scontato che sia tutto giusto!)

 

Per fortuna, la Penna Rossa è qui per te: in questo articolo scioglieremo insieme tutti i dubbi a riguardo!

 

Quindi, affila la tua penna e riscalda la tua tastiera: stiamo per scoprire come scegliere sempre l’ausiliare corretto da usare con i verbi servili!

 

ragazza

 

 

I VERBI SERVILI

Prima di tutto: cosa sono i verbi servili?

La Treccani li definisce così:

 

I verbi servili (detti anche modali) sono verbi che si combinano con un altro verbo di modo infinito per definire una particolare modalità dell’azione.

 

Ovvero, sono verbi che, se usati in combinazione con altri verbi all’infinito, servono per meglio specificare come una data azione sta venendo compiuta.

 

I verbi servili in italiano sono:

 

  • Dovere
  • Potere
  • Volere

 

E servono appunto per esprimere:

 

  • Necessità, obbligo
    Esempi: Devi stare più attento.
    Avrei dovuto guardare le previsioni del tempo.

 

  • Possibilità
    Esempi: Posso venire da te domani.
    Puoi passarmi il sale?

 

  • Volontà
    Esempi: Voglio tornare a casa presto stasera.
    Hai voluto fare di testa tua.

 

In generale, possiamo osservare tre cose riguardo ai verbi servili:

 

  1. Reggono un altro verbo al modo infinito, specificandolo meglio
    Esempi: Devo fare un annuncio.
    Voglio fare un annuncio.
    Posso fare un annuncio.
  2. Il verbo servile e l’infinito che tale verbo regge devono avere lo stesso soggetto
    Esempi: Vittorio deve scegliere che tragedia rappresentare.
    Giacomo vuole scrivere una nuova opera.
  3. Possono essere combinati con dei pronomi atoni, che possono essere collocati prima del verbo servile o dopo l’infinito
    Esempi: Possiamo sentirci domani alle 11.
    Ci possiamo sentire domani alle 11.

 

Fin qui, non dovrebbero esserci particolari problemi.

Ma come si comportano con i verbi ausiliari?

 

persona che studia

 

COME SCEGLIERE IL VERBO AUSILIARE?

Dei verbi ausiliari abbiamo già parlato qualche tempo fa, nell’articolo dedicato agli ausiliari da usare con i verbi atmosferici (Ha piovuto o è piovuto?; se vuoi rileggerlo CLICCA QUI).

 

In brevissimo, si tratta dei verbi essere e avere quando vengono usati in supporto ad altri verbi, come ad esempio per formare i tempi composti (io sono andato) o la forma passiva (tu sei stato visto).

 

Naturalmente, anche i verbi servili hanno tempi composti e forma passiva, perciò in questi casi è necessario usare un verbo ausiliare.

Ma come si sceglie tra essere e avere?

 

Non sempre è immediato…

ma per fortuna ci sono 4 regole chiare da seguire!

 

  • Usa lo stesso ausiliare del verbo retto dal servile

Esempi: Ho voluto mangiare presto oggi.
Ausiliare di mangiare: avere (ho mangiato)

Ho dovuto scrivere due articoli oggi.
Ausiliare di scrivere: avere (ho scritto)

Sono potuto tornare solo ieri.
Ausiliare di tornare: essere (sono tornato)

 

  • Se il verbo che segue il servile è intransitivo, si può usare sia essere che avere 

Esempi: Ho dovuto uscire. / Sono dovuto uscire.
Hai voluto andare. / Sei voluto andare.

 

  • Se il servile è seguito dal verbo essere, l’ausiliare sarà sempre avere

Esempi: Hai dovuto essere forte. (E NON Sei dovuto essere forte.)
Ho potuto essere invitato. (E NON Sono potuto essere invitato.)
Ha voluto essere il primo. (E NON È voluto essere il primo.)

 

  • Se l’infinito è accompagnato da un pronome atono (mi, si, ti, ci, vi) bisogna usare essere se il pronome è PRIMA dell’infinito, ma avere se il pronome è DOPO l’infinito

Esempi: Mi sono voluta svegliare presto. / Ho voluto svegliarmi presto.
Ti sei dovuto occupare delle pulizie. / Hai dovuto occuparti delle pulizie.
Si è potuto permettere una pausa. / Ha potuto permettersi una pausa.

 

gatta

Il gatto ti giudica se non fai attenzione quando scrivi

 

QUINDI…

Oggi abbiamo osservato i verbi servili, e capito come fare a scegliere per loro il verbo ausiliare corretto a seconda dei casi.

Le 4 regole base sono:

 

  • Usa lo stesso ausiliare del verbo retto dal servile
  • Se il verbo che segue il servile è intransitivo, si può usare sia essere che avere 
  • Se il servile è seguito dal verbo essere, l’ausiliare sarà sempre avere
  • Se l’infinito è accompagnato da un pronome atono (mi, si, ti, ci, vi) bisogna usare essere se il pronome è PRIMA dell’infinito, ma avere se il pronome è DOPO l’infinito

 

Se dovessero venirti altri dubbi, non disperare: il dizionario e la Treccani saranno in grado di aiutarti!

 

Ora tocca a te!

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.

CARRADA L., Paroline & Paroloni; Zanichelli, Bologna 2018.

CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.

CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.

DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.

FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.

GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.

MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.

SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.

SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.

 

SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

Bonomi I., Avverbi infidi, redazione Consulenze Linguistiche Accademia della Crusca, 31 luglio 2020

Ausiliare con i verbi servili, redazione Consulenze Linguistiche Accademia della Crusca, 30 settembre 2002

 

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4

  • Sara Gianotto

    Buongiorno Mauro! Tu scrivi “Il verbo ausiliare nella grammatica italiana si coniuga in base al verbo servito, non al servile” che è la stessa cosa che è scritta nell’articolo.

    Cito dall’articolo: “Usa lo stesso ausiliare del verbo retto dal servile
    Esempi: Ho voluto mangiare presto oggi.
    Ausiliare di mangiare: avere (ho mangiato)”

    Ovvero, come regola generale, con i verbi servili si sceglie come verbo ausiliare quello richiesto dal verbo che accompagnano (come nell’esempio sopracitato).

    Per quanto riguarda “andare” e altri verbi intransitivi simili, sia l’Accademia della Crusca (https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/ausiliare-con-i-verbi-servili/14), che la Treccani (https://www.treccani.it/enciclopedia/verbi-servili_%28La-grammatica-italiana%29/) che la Grammatica di Luca Serianni (Garzanti, 1997, XI 38) affermano che siano leciti sia “essere” che “avere”.

    • Mauro

      Nelle prime righe del post si legge:
      “‘Non ci sono voluto andare… non avrei dovuto essere pigro!’
      Secondo te è corretta questa frase?

      E se invece avessi scritto ‘Non HO voluto andarci… non SAREI dovuto essere pigro’?
      Spoiler: nella prima frase i verbi sono tutti corretti, nella seconda il sarei è sbagliato.'”
      La prima frase: “non ho voluto andarci” è sbagliata a differenza della seconda frase: “non sarei dovuto essere pigro” che è corretta. Lo spoiler afferma il contrario. Mentre nell’introduzione, “non avrei dovuto essere pigro”, è sbagliata, la formulazione corretta è: “non sarei dovuto essere pigro”. Quindi sia che lo spoiler si riferisca alle 2 frasi intro, o ai 2 esempi successivi, lo spoiler espone un’informazione inesatta. Il verbo essere coniuga il verbo essere indipendentemente dal servile. Quest’errore è talmente comune che in un articolo di legge è scritto “non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato” per ben 2 volte (art. 21 octies 241/1990). Ovviamente nel rispetto della lingua italiana, senza essere pedante, ritengo giusto pronunciare la frase in modo corretto, anche per valorizzare il verbo “essere” non subordinato rispetto all’ausiliare “avere”.

      • Sara Gianotto

        Sono d’accordo sul fatto che sia giusto scrivere nel modo corretto.

        ‘Non HO voluto andarci… non SAREI dovuto essere pigro’

        Sempre secondo le fonti che ho citato nel precedente commento:
        “Non ho voluto andarci”: corretto, perché “andare” è un verbo intransitivo, perciò come ausiliari in questo caso, alla presenza di un verbo servile, sono ammessi sia “essere” che “avere”.
        “Non sarei dovuto essere pigro”: sbagliato, perché in questa costruzione, verbo servile + verbo essere, è richiesto l’ausiliare “avere” (sempre secondo le tre fonti sopracitate). Per lo stesso motivo risulta corretta la frase “Non sarei dovuto essere pigro”.

        Hai trovato delle fonti contrarie a riguardo? Sarei felice di leggerle!

  • Mauro

    La coniugazione dei verbi ausiliari e servili proposta in questo blog è sbagliata. Il verbo ausiliare nella grammatica italiana si coniuga in base al verbo servito, non al servile. Sicché ad esempio è corretto scrivere, o pronunciare: “io sono dovuto andare”, non “io ho dovuto andare”, “io sarei voluto essere”, non “io avrei voluto essere”. La grammatica italiana non segue le regole della grammatica anglosassone. In inglese si scrive “io ho andato”, in italiano scriviamo “io sono andato”; ciò perché in tale lingua vige la regola che i verbi indicativi la posizione ed il movimento sono serviti dall’ausiliare avere. Il fatto che in taluni casi autori italiani utilizzino erroneamente il verbo avere rispetto al verbo essere, è perché è tollerato quale consuetudine sbagliata.

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