I 10 peggiori errori di ortografia – Come si scrive un libro 17

Gli errori di ortografia

    1. Qual’è 
    2. Piuttosto che al posto di oppure
    3. Un pò 
    4. I pronomi gli/le/loro usati in maniera errata
    5. Si al posto di
    6. Perchè
    7. Daccordo, avvolte, pultroppo
    8. E‘
    9. al posto di di’
    10. Un’altro

 

Quando leggi un testo, ti danno fastidio gli errori di ortografia?

Scommetto di sì.

 

Magari non sei un grammar-nazi a livello Penna Rossa, ma ci sono degli errori che quando li vedi ti fanno accapponare la pelle… e ti viene subito da pensare che chi ha scritto quel testo sia nel migliore dei casi distratto, nel peggiore un ignorante superficiale e poco attento.

 

Vuoi che i lettori del tuo libro pensino questo di te?

 

Non credo proprio!

 

Ebbene,  l’ortografia è uno degli elementi che servono per far sì che i tuoi testi si differenzino rispetto alla marea di obbrobri di cui i social e i vari testi dei tuoi concorrenti sono pieni, che vengono giustificati con “eh, ma tanto è roba da grammar-nazi, chissene frega.”

SBAGLIATO.

 

Prova a pensare: quanto tu leggi qualcosa e trovi uno strafalcione di ortografia o grammatica, che succede?

 

Che la tua attenzione si focalizza lì, e tu noterai solo quello, ignorando completamente il messaggio che quel testo avrebbe dovuto passarti.

Ma non solo.

 

Tu, per un’operazione al cuore, ti fideresti di un chirurgo che si presenta in ciabatte, con i guanti sporchi e strappati?

Non credo proprio.

 

La stessa cosa succede per i tuoi clienti: perché loro decidano di comprare da te e non dai concorrenti, devi mostrare TUTTA la tua competenza, tutta la tua professionalità fin dalla prima impressione…

che nella stragrande maggioranza dei casi avviene tramite un testo scritto, che sia la tua insegna, un post su Facebook, un articolo di blog, una newsletter o persino un volantino.

 

Per il tuo libro, questo discorso è ancora più importante: riempirlo di errori di ortografia vorrebbe dire non solo ridurre a zero la sua efficacia, ma renderlo dannoso perché capace di scacciare tutti i tuoi potenziali clienti.

 

Perciò, se vuoi che il tuo libro sia un magnete attira-clienti devi assolutamente evitare gli errori di ortografia!

 

E quali sono gli errori più temibili a cui devi fare attenzione?

 

Scopriamolo insieme!

 

computer

 

  1. QUAL È

Partiamo subito con uno strafalcione ahimè diffusissimo: il famigerato qual è scritto con l’apostrofo, il re degli errori di ortografia.

Mettiamo subito le cose in chiaro: 

 

Qual è si scrive sempre e soltanto SENZA APOSTROFO.

 

La discussione potrebbe anche finire qui, ma siccome “qual’è” viene scritto davvero ovunque, argomentiamo brevemente, perché c’è una spiegazione ben precisa.

 

Si tratta di un caso di troncamento, e non di elisione (ad esempio, un’amica è un caso di elisione: cade la la -a di una, e si segnala con l’apostrofo).

Qual e quale infatti sono due forme distinte e autonome, perciò, semplicemente, nel caso di qual + verbo essere alla terza persona singolare presente, sceglieremo QUAL e non quale.

 

Ignora chiunque ti dica il contrario: nell’italiano moderno, l’unica forma corretta è questa: QUAL È.

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Quando l’apostrofo non serve!)

 

 

  1. PIUTTOSTO CHE al posto di OPPURE

Questo errore di ortografia è talmente orribile da essere diventato, in moltissimi video sui social una parodia. 

Quindi, stacci lontano e stampati a fuoco in testa che:

 

Piuttosto che NON vuol dire oppure.
Piuttosto che significa ANZICHÉ.

 

Punto.

E se lo usi in maniera sbagliata non si capisce nulla e crei fraintendimenti!

 

Vediamo un esempio pratico:

  • Preferisco bere birra piuttosto che vino.

 

Vuol dire che voglio bere birra, e non vino… e tantomeno che la scelta mi è indifferente: io voglio proprio la birra!

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Non tutte le parole sono intercambiabili!)

no

 

  1. UN PO’

Ogni volta che vedo un po’ scritto con l’accento, un pò, mi inalbero moltissimo. 

 

Santi numi: apostrofi e accenti NON sono la stessa cosa!

Sono “segnetti” graficamente diversi, e indicano cose diverse: l’apostrofo una caduta di qualcosa, l’accento segnala un innalzamento del tono di voce.

 

In questo caso, siamo di fronte a un troncamento:

un poco -> un po’

 

Poco perde la sillaba finale, -co, e questo fatto viene obbligatoriamente segnalato dall’apostrofo.

 

Quindi, si scrive sempre

 

UN PO’.

 

Non un pò, e nemmeno un po (il Po è soltanto il fiume, lettera maiuscola, niente accento, niente apostrofo).

Perciò, via quell’accento e usa l’apostrofo, se vuoi evitare gli errori di ortografia!

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Ne vuoi un po’?)

 

 

  1. GLI/LE/LORO

In questo caso, abbiamo a che fare con dei pronomi…

che troppe volte vengono usati a caso, uno al posto dell’altro, senza alcuna attenzione.

BACCHETTATE!

 

Si tratta di tre pronomi differenti, perciò hanno tre significati e tre usi differenti: non sono intercambiabili.

 

Gli: pronome personale atono, 3a persona singolare maschile; equivale a “a lui”.

Le: pronome personale atono, 3a persona femminile singolare; equivale “a lei”.

Loro: pronome personale atono, 3a persona plurale; equivale a “a essi”.

 

Come vedi, i tre differenti pronomi servono per marcare le differenze tra maschile e femminile, e plurale.

 

Quindi avremo, ad esempio:

  • Gli ho detto di andarsene e non tornare. (A LUI, maschile).
  • Le ho chiesto di farmi avere la relazione per venerdì. (A LEI, femminile)
  • Ho incontrato i miei fratelli e ho dato loro i regali di Natale. (A LORO, plurale)

 

Puntualizziamo ancora una volta:

GLI = A LUI

LE = A LEI

LORO = A LORO

 

Semplice, lineare e senza possibilità di fraintendimenti!

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Gli, li, le, loro!)

 

persona che scrive

 

  1. SÌ O SI

Quanta pazienza che ci vuole. Veramente tanta. Gli errori di ortografia qui piovono.

La questione, di per sé, è semplicissima: e si sono due parole diverse, quindi l’accento non è qualcosa da mettere a piacere, o per estetica, o solo nei giorni dispari.

 

In questo caso l’accento è un segno distintivo, che serve a distinguere due parole dal significato diverso, con buona pace della stragrande maggioranza dei form online, degli sms e via dicendo.

 

Chiariamolo come si deve:

 

Se vuoi fare un’affermazione, scrivi con l’accento.

Se ti serve il pronome riflessivo di 3a persona, niente accento.

 

Che poi, la questione ridotta ancora più all’osso è semplicissima: se vuoi dire, affermare qualcosa, metti sempre l’accento.

Fine.

 

Non è un vezzo, non è qualcosa di opzionale: è necessario… e ti aiuterà a distinguerti dalla massa che si ostina a ignorarlo!

 

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Si discute? Sì!)

 

 

 

  1. PERCHÉ

Anche qui, la prendo molto sul personale.

 

Perché questo rientra tra gli errori di ortografia banalissimi, causati di solito da pura noncuranza, o peggio… dalla pigrizia, perché sulla tastiera del computer la e maiuscola accentata non c’è.

 

Ma non sono motivi validi; che sia maiuscolo o minuscolo:

 

Si scrive sempre PERCHÉ, con l’accento acuto.

 

Punto.

 

Non si usa l’accento grave, (perchè), e tantomeno l’apostrofo: lo so che è comodo in caso di maiuscolo scritto dal pc, ma è SBAGLIATO.

 

Un accento non è un apostrofo: segni diversi, funzioni diverse.

E un accento acuto non è un accento grave: i suoni che indicano sono diversi.

 

Quindi, perché si scrive in un solo modo: gli altri sono errori. 

Lo stesso discorso vale per parole come perché, affinché, poiché, giacché, finché, né, sé: come vedi, tutti bellissimi accenti acuti!

 

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Come si scrive “perché”!)

accenti

 

  1. DACCORDO, AVVOLTE, PULTROPPO

Premessa: d’accordo e a volte sono solo due esempi di un fenomeno molto più ampio, ovvero parole che vengono scritte tutte attaccate quando in realtà vanno scritte staccate tra loro; pultroppo invece è un semplice scambio di lettera.

Ho deciso di accorparli perché rientrano comunque nello stesso insieme: parole che troppo spesso vengono scritte in maniera errata, creando errori di ortografia.

 

Partiamo mettendolo bianco su nero:

 

Si scrive d’accordo e non daccordo.

Si scrive a volte e non avvolte (a meno che tu non intenda la forma femminile plurale dell’aggettivo avvolto, ovviamente).

Si scrive purtroppo e non pultroppo.

 

Gli esempi di questo fenomeno sono moltissimi: a posto e non apposto (di cui abbiamo parlato diffusamente in QUESTO ARTICOLO), d’altronde e non d’altronde, a proposito e non approposito, a fianco e non affianco e via dicendo.

 

Come si spiega questa tendenza?

Molto semplicemente, deriva dal parlato, in particolare di alcune regioni (indicativamente nel centro-sud d’Italia), dove è frequente il raddoppio delle consonanti, come nel caso di avvolte; per quanto riguarda pultroppo, si tratta di un caso di semplificazione della pronuncia.

Così accade che nei parlanti più inconsapevoli la differenza tra parlato e scritto viene meno, portandoli a imitare raddoppi, unioni e semplificazioni tipici appunto della forma orale.

 

Ma…

è un errore!

 

Come si evita? Innanzitutto, facendo molta attenzione quando si scrive… e in caso di dubbio, consultando un dizionario!

 

 

  1. È e non E’

Santi numi, qui perdo sempre la pazienza.

Qui stiamo parlando di un errore che viene fatto OVUNQUE, ma non ha scusa che tenga: è pura pigrizia e totale noncuranza.

Io non comprerei mai NULLA da qualcuno che si presenta così!

 

Qual è esattamente il problema? 

 

Che è, voce del verbo essere, 3a persona singolare, tempo presente modo indicativo, si scrive SEMPRE con l’accento grave, e mai con l’apostrofo.

Nemmeno quando è maiuscolo!

 

è → È

 

Non é, non, per nessun motivo, e’.

 

PUNTO.

 

Lo so che sulla tastiera del PC non c’è, ma esistono tasti rapidi, mappa caratteri e anche il copia-incolla, quindi non hai scuse!

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere QUESTO ARTICOLO!)

 

fogli sopra un tavolo

 

  1. DÌ o DI’

Ho visto questo errore di ortografia troppe, troppe volte.

Due parole che hanno stessa grafia e stessa pronuncia, come indica la Treccani, ma sono i dettagli a fare la differenza: in questo caso accento e apostrofo… che determinano due significati totalmente diversi.

 

Che di certo non puoi ignorare quando scrivi!

 

Tanto per cominciare,  di’ con l’apostrofo non è uno sostantivo, ma un verbo:  per la precisione la seconda persona singolare al presente imperativo del verbo dire:

  • Di’! (tu)
  • Dica! (egli)
  • Diciamo! (noi)
  • Dite! (voi)
  • Dicano! (essi)

In questo caso, l’apostrofo serve per segnalare un troncamento, ovvero la caduta di una sillaba: dì’ per dici. Ecco perché vuole obbligatoriamente l’apostrofo e non l’accento: la sillaba finale –ci cade, e il suo posto viene preso dall’apostrofo!

 

Ma se invece ci metti l’accento…

abbiamo dì con l’accento, un sostantivo vero e proprio, che significa giorno.

Oggi il suo uso è considerato piuttosto desueto, e rimane, oltre che nella filastrocca che tutti usiamo per ricordarci di quanti giorni è composto ogni mese, solo in geografia astronomica come termine tecnico e in alcune forme cristallizzate e colloquiali come buondì.

 

In questi casi, omettere l’accento è sempre un errore, così come sostituirlo con l’apostrofo.

(Vuoi saperne di più? Vai a rileggere Di’, di che si parla oggi?)

 

 

  1. UN’ALTRO

Brivido e raccapriccio!

 

Qui si tratta di articoli indeterminativi, e in particolare della forma maschile singolare: un oppure uno.

Un’ è una forma esclusivamente femminile, perciò l’apostrofo va messo SOLO quando la parola che segue inizia per vocale ed è una parola femminile.

 

Questo accade perché

 

UN: articolo maschile, è quello che si usa più spesso davanti a una parola maschile. Viene infatti utilizzato per tutte le parole maschili che iniziano per vocale, e la maggior parte di quelle che iniziano per consonante.

UNO: articolo maschile, si usa davanti a parole che cominciano con i o j con il valore di semiconsonante, gn di gnomo, ps, pn, x, y, z (Es. Uno iettatore, uno juventino, uno gnomo, uno psicologo, uno pneumatico, uno zerbino), oppure davanti a parole che cominciano con una consonante seguita da un’altra consonante (diversa da l o r) (es. uno stordito, uno stivale)

UNA: articolo femminile, quindi si usa sempre davanti a una parola femminile. Se la parola seguente inizia per vocale, una si apostrofa in un’. (es. Un’amica)

 

Per di più, esistono alcuni casi in cui bisogna essere ancora più attenti del solito, perché la presenza o meno dell’accento cambia addirittura il significato della parola successiva.

Si tratta di parole che iniziano per vocale, ma che sia al maschile che al femminile hanno la stessa forma, come ad esempio insegnante o artista: in questi casi, la presenza dell’apostrofo ci segnala che l’insegnante/l’artista sono di genere femminile.

(Sei curioso di approfondire la questione fin nei minimi dettagli? Vai a rileggere Quando si apostrofa un?)

 

ragazza alla lavagna

 

QUINDI…

Oggi abbiamo visto i 10 peggiori errori di ortografia che devi evitare a tutti i costi: 

 

QUAL È

PIUTTOSTO CHE vuol dire anziché

UN PO’

GLI vuol dire a lui; LE vuol dire a lei; LORO si usa per a loro.

Si afferma con SÌ e non con SI

PERCHÉ e non PERCHÈ, e nemmeno PERCHE’

D’ACCORDO e non DACCORDO; A VOLTE e non AVVOLTE, PURTROPPO e non PULTROPPO

È non si scrive mai E’

Dì significa giorno, DI’ è l’imperativo del verbo DIRE

UN ALTRO non vuole mai l’apostrofo (ma un’altra sì)

 

Il consiglio della Penna Rossa? 

Rileggiti dall’inizio la guida, stampati in mente molto bene tutti gli errori di ortografia da non commettere mai e poi… scrivi!

 

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Ma come si fa?

 

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La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

CECCHINI Enrico, Comunicazione Su Misura. La strategia digitale che porta la tua azienda al successo, I Sarti del Web, Bologna 2022.

CECCHINI Enrico, Vestiti bene e prendi il web a mazzate, I Sarti del Web, Bologna 2021.

FALCINELLI Riccardo, a cura di di, Fare i libri, Minimum Fax, Roma 2011.

GUERRINI Mauro, a cura di, Guida alla biblioteconomia, Editrice Bibliografica, Milano 2009.

GUIDA Diego, Editoria istruzioni per l’uso, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

MASIELLO Umberto, Trasforma le tue parole in soldi. La Scrittura Persuasiva che alza il tuo fatturato, I Sarti del Web, Bologna 2022.

PONTE DI PINO Oliviero, I mestieri del libro, Tea, Milano 2008

 

SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

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