Un segno doppio… con tre versioni!
«Stavo studiando, quando Vittorio mi ha chiesto “Cosa vuol dire in italiano ‘pinky promise’?” e mi ha preso in contropiede», disse Giacomo.
I segni di interpunzione svelano sempre delle piccole meraviglie, e quella di oggi non fa eccezione: le virgolette! Siamo talmente abituati a vederle che spesso non ci facciamo caso e le diamo per scontate; mentre parliamo, ovviamente non ne abbiamo bisogno, ma quando scriviamo… sono fondamentali e molto più versatili di quanto si possa pensare!
Tanto per iniziare, guarda la frase iniziale: ti mostra che in italiano esistono tre tipi diversi di virgolette, che possono anche essere usati tutti e tre insieme… ma anche che questo va fatto in un certo modo.
(Per la cronaca e per chi fosse curioso: “pinky promise” si può tradurre in italiano come “giurin giurello” o qualcosa di simile.)
Questo segno di interpunzione è detto “doppio”, perché si usa sempre in coppia: quindi, la primissima regola da ricordare è: quando apri le virgolette, ricordati sempre di chiuderle (e viceversa ovviamente – non avrebbe senso chiudere le virgolette senza averle aperte)!
Quel che è complicato riguardo alle virgolette è che sì, certamente esistono delle regole che valgono per tutti, ma le convenzioni d’uso che si possono adottare sono diverse, e sono tutte ugualmente corrette. Ogni casa editrice ha le proprie, e alcune differiscono anche in maniera netta: c’è chi usa il trattino lungo per segnalare i dialoghi al posto delle virgolette, chi usa quelle basse, chi quelle alte, chi inserisce la punteggiatura sempre all’interno e chi no… l’importante è mantenere la coerenza!
Alcuni potrebbero pensare che si tratti di sottigliezze, di “quisquilie e pinzillacchere” (cit.: chi indovina di chi?): ma non è così! Secondo Bice Mortara Garavelli (professoressa emerita di Grammatica Italiana all’Università di Torino) “La padronanza delle convenzioni interpuntorie è stata, ed è tuttora, specchio del grado di alfabetizzazione”: ecco perché è importantissimo sapere usare per bene la punteggiatura… perché immagino che tu non voglia passare per ignorante agli occhi dei tuoi clienti.
Lo so, messa così la questione potrebbe intimorirti un po’ e metterti addosso un po’ di ansia da prestazione…
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E ora, andiamo a scoprire come sono fatte e come si usano le virgolette!
Bruno Martins on Unsplash
A COSA SERVONO
Gli usi delle virgolette sono molteplici, ma si possono individuare tre funzioni principali: come segno di citazione, di distanziamento o metalinguistica. In parole più semplici, servono per riportare dialoghi e citazioni oppure per mettere in evidenza una frase o una parola dal significato particolare.
La Treccani riassume così:
La virgoletta è un segno di punteggiatura usato sempre in coppia per contrassegnare una o più parole come una citazione, un discorso diretto o una traduzione, oppure per connotare un’espressione di uso speciale o traslato.
In ogni caso, le virgolette servono sempre per mettere in evidenza qualcosa.
Andiamo a vedere caso per caso.
- Discorso diretto
La prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo alle virgolette sono i dialoghi, ovvero quando il parlato viene riportato in forma di discorso diretto. Si aprono le virgolette prima dell’inizio della frase(“; «), e si chiudono alla fine (”; »). Non ci vuole mai uno spazio tra le virgolette d’apertura e la parola che segue, né tra le virgolette di chiusura e la parola che le precede.
Esempio
«Nulla di deciso!», gridò Pipino. «E allora che stavate facendo? Siete rimasti chiusi per ore intere».
«Parlavamo», rispose Bilbo.
- Citazioni
Quando si riportano le esatte parole di qualcun altro, che siano prese da un libro, da un giornale, da un film, da una canzone o da qualsiasi altra cosa, vanno sempre riportate tra virgolette; dopodiché occorre indicare il nome dell’autore, e, possibilmente, l’opera dalla quale tali parole sono state tratte.
(Ho dedicato alle citazioni un intero articolo: CLICCA QUI per andarlo a rileggere.)
Esempio
«Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli.» V. Alfieri, Lettera responsiva a Ranieri de’ Calzabigi
- Uso speciale o traslato di una parola o frase
A volte, all’interno di un discorso, occorre mettere in evidenza una o più parole: possono essere usate in maniera ironica, o con riserva (si tratta della funzione di distanziamento di cui abbiamo accennato all’inizio di questo paragrafo): significa che ciò che è delimitato dalle virgolette non va inteso in maniera letterale.
Esempio
– Francesco sostiene che lui e Laura siano “amici”.
– Grazie per il “tu sai cosa”.
– I “poveri” statunitensi possiedono soltanto un’automobile ciascuno.
– Sciopero “a singhiozzo”.
- Funzione metalinguistica
Le virgolette servono anche per segnalare quando un vocabolo non deve essere inteso in senso proprio bensì come categoria grammaticale; stesso discorso vale quando abbiamo a che fare con la traduzione di termini stranieri presenti nel testo oppure quando vogliamo dare un’enfasi particolare a una parola.
Esempio
– Finora, la parola “esempio” è comparsa quattro volte in questo testo.
– A ovest della Contea troviamo gli Ered Luin (“Monti Azzurri”).
– Possiamo definire “idealismo” la filosofia di Platone.
– L’idea del “bello” cambia con il passare dei secoli.
- Altri usi
Le virgolette possono essere usate anche per indicare titoli di libri, giornali, film, canzoni e via dicendo, specialmente quando non è possibile usare il corsivo (ad esempio, in un post su Facebook). Vanno inoltre usate per segnalare denominazioni aggiunte a nomi di scuole, associazioni, circoli, ospedali e via dicendo.
Esempio
– Nel libro “Il Signore degli Anelli” troviamo Hobbit, Nani, Elfi e Uomini.
– Quell’articolo è stato pubblicato sul “Times”.
– Ho frequentato il liceo classico “Vittorio Alfieri”.
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TIPI DI VIRGOLETTE
Avrai notato che ho usato diversi tipi di virgolette fin qui: nella prima frase di questo articolo ne trovi ben tre.
Questo perché in italiano abbiamo tre diversi tipi di virgolette:
1. Virgolette basse (o caporali, o sergenti, o francesi)
«esempio»
2. Virgolette alte (o doppi apici, o inglesi)
“esempio”
3. Apici (o virgolette singole alte, o tedesche)
‘esempio’
Qui entriamo nel campo delle convenzioni ortografiche: ogni casa editrice ha la propria. C’è chi per i dialoghi usa solo le caporali, chi le virgolette alte; chi usa gli apici quando abbiamo a che fare con una funzione metalinguistica della parola e chi invece si serve delle virgolette alte.
Come uscirne?
In linea generale, gli apici NON si usano mai per i dialoghi, per i quali invece sono preferibili, secondo la tradizione tipografica italiana, le virgolette basse.
Esiste però una convenzione strutturata quando ci si trova a dover utilizzare insieme diversi tipi di virgolette: qui torniamo all’incipit di questo articolo.
«Stavo studiando, quando Vittorio mi ha chiesto “Cosa vuol dire in italiano ‘pinky promise’?” e mi ha preso in contropiede», disse Giacomo.
Come vedi, in questi casi si tende a seguire un ordine gerarchico, aprendo prima le virgolette alte, poi quelle basse, e infine servendosi degli apici.
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E LA PUNTEGGIATURA?
Anche la questione del rapporto tra virgolette e il resto dei segni di punteggiatura dipende molto dalla convenzione scelta dalla casa editrice (o dall’editor): l’importante è che ci sia coerenza e venga sempre rispettata!
In linea generale, ti consiglio di tenere a mente queste regole:
1. Se la frase è retta internamente, la punteggiatura va all’interno delle virgolette.
- «C’è qualcosa che vorresti dirmi?»
- «Un giorno senza sorriso è un giorno perso.»
2. Se la frase è retta esternamente, la punteggiatura finale interna viene omessa ad eccezione del punto interrogativo, del punto esclamativo e dei puntini di sospensione che sono comunque necessari per segnalare l’intonazione.
- Chaplin sosteneva: «Un giorno senza sorriso è un giorno perso».
- Mi guardò e disse: «C’è qualcosa che vorresti scrivere?».
- «Questa è follia!» esclamai perplesso.
3. Lo stesso discorso vale nel caso di frasi composte, ovvero spezzate in due.
- «Un giorno senza sorriso» sosteneva Chaplin «è un giorno perso.»
- «Un giorno senza sorriso» sosteneva Chaplin, celebre attore, «è un giorno perso.»
- «Lasciamo perdere…» chiuse il discorso. «Piuttosto, che fai stasera?»
E poi… sta a te: l’importante è scegliere una regola e seguire sempre quella, in modo che il testo risulti pulito e ordinato.
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QUINDI…
Oggi abbiamo osservato quali sono i diversi usi delle virgolette: non servono solo per i dialoghi, come magari si potrebbe pensare! Poi abbiamo visto uno per uno i tre diversi tipi di virgolette che usiamo in italiano, e infine alcuni brevi consigli su come comportarsi con virgolette e punteggiatura.
So che sono molte cose, ma come hai visto non è complicato come sembra.
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…ci vediamo lunedì prossimo!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
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GHENO, V., Tutto il mondo è paese: il bello della contaminazione linguistica, 14 luglio 2020, Zanichelli Online https://dizionaripiu.zanichelli.it/cultura-e-attualita/glossario/tutto-il-mondo-e-paese-il-bello-della-contaminazione-linguistica/