Plurali complicati
A chi non piacciono le ciliegie, da mangiare a secchiate o da prendere dall’albero dei vicini senza farsi vedere quando si è ragazzini?
I proverbi che le nominano sono tantissimi, tipo il celebre “I baci sono come le ciliegie, uno tira l’altro” a cui segue la versione un tantino meno spensierata “Le disgrazie sono come le ciliegie: una tira l’altra”.
Sempre di ciliegie si tratta!
Ma il punto di oggi non sono le ciliegie…
o meglio, arriveremo a parlare anche di valigie, di acacie e di camicie, anche se non stiamo preparando una gita in un bosco… fino ad arrivare ad arance, spiagge e scaramucce selvagge.
Hai già capito dove stiamo andando a parare, immagino…
oggi affrontiamo uno dei grandi spauracchi di ogni studente, ma non solo: è un errore diffusissimo, compiuto anche da molti adulti.
E per di più presenta un paio di eccezioni davvero infide, che non fanno che complicare il tutto.
Il grande dilemma di oggi è:
Nelle parole che finiscono in -cia e -gia
al plurale, la i ci va o non ci va?
Che strano destino… Dobbiamo provare tanti timori e dubbi per una cosa così piccola. Una semplice i… (semicit.)
Eppure…
anche una cosa così piccola può rivelarsi molto importante per i testi della comunicazione online della tua azienda: tante volte un refuso può catturare irrimediabilmente l’attenzione dei tuoi lettori, spostandola da ciò che invece vuoi comunicare davvero: perché dovrebbero scegliere te e non i tuoi concorrenti!
Quindi… per prima cosa, se non l’hai ancora fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perdere neanche un articolo della Penna Rossa: insieme, ogni settimana, andiamo a scoprire come scrivere bene e quali sono gli errori da non fare nei testi della comunicazione online della tua azienda!
E ora…
Andiamo a scoprire quali parole al plurale vogliono la i e quali no!
La Compagnia dell’Anello, film diretto da Peter Jackson, New Line Cinema 2001
DA DOVE NASCE L’ERRORE?
Il dilemma di oggi, i o non i, si verifica quando abbiamo a che fare con un determinato gruppo di sostantivi e aggettivi femminili: quelli che al singolare finiscono con –cia, –gia, –scia.
Quindi, ad esempio: camicia, ciliegia, acacia, arancia, goccia, spiaggia, socia, coscia, grigia, focaccia, cartuccia, mancia, treccia e così via.
Proviamo a volgerle al plurale e a leggerle ad alta voce: camicie, ciliegie, arance, spiagge, socie, cosce, grigie, focacce, cartucce, mance, trecce.
Cosa notiamo?
Che il suono finale è sempre uguale: pronunciamo sempre e solo e.
Proviamoci di nuovo: prova a leggere
ARANCE e *ARANCIE
Senti la differenza di suono? No!
Perché non c’è: quella i non viene mai pronunciata, è una mera consuetudine ortografia.
Al singolare quella i è fondamentale perché indica la corretta pronuncia della c e della g: se non ci fosse, avremmo camica, spiagga, griga, manca al posto di camicia, spiaggia, grigia e mancia, e sarebbe un bel problema.
Ma volgendo queste parole al plurale, nel leggerle la i semplicemente sparisce, non si pronuncia.
Tuttavia…
non significa che tu possa non scriverla: quando ci vuole, ci vuole, e non scriverla sarebbe un errore da BACCHETTATE!
Ma come fare a capire quando scriverla e quando no?
Mohammad Amin Masoudi on Unsplash
LA REGOLA PRATICA
La regola pratica è molto semplice, e magari te la ricordi persino dai tempi della scuola:
Se prima di –cia o –gia c’è una vocale, al plurale ci vuole la i.
Altrimenti, no.
Vediamo subito degli esempi:
Ci vuole la i:
- Ciliegia -> Ciliegie
- Valigia -> Valigie
- Camicia -> Camicie
- Socia -> Socie
Non ci vuole la i:
- Frangia -> Frange
- Pioggia -> Piogge
- Arancia -> Arance
- Freccia -> Frecce
Ricordi però che parlavamo di eccezioni infide? A questa regola, infatti dobbiamo aggiungerne un’altra:
Le parole che finiscono in –cia, –gia e –scia vogliono SEMPRE la i al plurale se l’accento cade sulla i.
Perciò avremo:
- Strategia -> Strategie
- Scia -> Scie
A onor del vero, in questi casi è più difficile sbagliarsi nello scritto, poiché la i stavolta non sparisce nella pronuncia, ma si sente anche al plurale: diciamo strategie e non *stratege.
Vladislav Bahara on Unsplash
CURIOSITÀ: PROVINCIE O PROVINCE?
Infine, osserviamo una parola in particolare: provincia.
Secondo quello che abbiamo appena visto, seguendo la regola al plurale diventa province, poiché prima della c troviamo una consonante, la n.
Eppure…
magari ti sarà capitato in giro, anche su documenti ufficiali, la forma provincie.
In questo caso, c’è una spiegazione… che è la stessa che spiega il motivo per cui la forma ciliege al posto di ciliegie è rimasta diffusa così a lungo: dipende dall’etimologia di queste due parole.
Devi sapere, infatti, che la regola che abbiamo visto oggi si è imposta nell’ortografia solo a partire dalla metà del Novecento; fino ad allora, alcune parole si sono portate dietro la loro storia.
Province deriva infatti dal latino provinciae, quindi con la i; ciliegie invece dal latino ceresae, quindi senza i.
Provincie e ciliege sono quindi grafie obsolete, che oggi non hanno senso all’interno del sistema ortografico: sono perciò da evitare.
Justine Camacho on Unsplash
QUINDI…
Ecco cosa abbiamo imparato oggi:
Vocale prima di –cia, –gia: al plurale ci vuole la i.
Ciliegia -> Ciliegie
Consonante prima di –cia, –gia: al plurale NON ci vuole la i.
Arancia -> Arance
Seguendo questa regola, andrai sempre sul sicuro; ma se sei in dubbio… non esitare e consulta il dizionario!
Ora tocca a te!
Penna in mano o tastiera pronta: i testi per la comunicazione online della tua azienda aspettano solo te per prendere il volo… e conquistare i cuori di tutti i clienti grazie alla loro precisione e correttezza!
Sei impaziente di metterti alla prova?
Allora non aspettare: acquista ora la tua copia del primo libro del Sarto, VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE, un manuale pratico per imparare come impostare la tua Comunicazione Online e per trasformare la tua pagina social in un magnete attira clienti!
Non solo, abbiamo una novità: è uscita la SECONDA EDIZIONE rivista, aggiornata e ampliata… non puoi proprio perdertela.
Clicca qui per acquistarlo ora a solo 27 euro!
E per scoprire altri errori da NON fare…
… ci vediamo lunedì prossimo!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.
BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.
BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.
CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.
CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.
D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.
DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.
DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.
FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.
EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.
GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.
MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.
MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.
MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.
PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.
SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.
SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.
SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.
SITOGRAFIA
Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it
Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com
Treccani online – treccani.it
Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it