Apostrofo, accento e altri trattini: la punteggiatura
- Trattini e lineette
- Virgolette
- Parentesi
- BONUS: apostrofo o accento?
Non sei davvero un’Autorità del tuo settore finché non hai scritto il tuo libro…
ma attento: se non lo fai come si deve, otterrai l’effetto opposto facendo scappare a gambe levate tutti i tuoi lettori e potenziali clienti!
Ecco perché devi stare MOLTO attento a come scrivi…
e a come usi la punteggiatura.
Sembra una minuzia, un insieme di segnetti sulle pagine: tuttavia, è in grado di fare la differenza tra un libro (che, ricordiamoci, in questo caso è anche un potentissimo strumento di Comunicazione) di successo e uno usato come fermaporta.
Negli scorsi due articoli abbiamo quindi iniziato a vedere insieme un vademecum su come utilizzare la punteggiatura nei tuoi testi, e quindi nel libro della tua azienda.
Stiamo quindi parlando dello scheletro stesso del tuo testo, di quell’elemento che gli conferisce ritmo e scorrevolezza e che tiene i lettori appiccicati alla pagina, oltre a esprimere l’intonazione, le pause e l’espressività del parlato.
Non è mai superfluo ricordare che ogni segno di interpunzione ha una sua funzione ben precisa; ovviamente, NON sono intercambiabili tra loro e ognuno ha le proprie regole per essere usato correttamente ( apostrofo o accento, ad esempio: NON si possono usare uno al posto dell’altro).
Nello primo articolo, La punteggiatura: come si usa? [Parte 1], abbiamo visto insieme
- punto
- virgola
- punto e virgola
Nel secondo articolo, La punteggiatura: come si usa? [Parte 2], invece:
- Due punti
- Tre puntini
- Punti esclamativi e interrogativi
Oggi siamo quindi giunti all’ultima di queste tre puntate, dove parleremo di segni sfuggenti e solitamente ritenuti meno importanti… e quindi spessissimo usati in maniera errata:
- Trattini e lineette
- Virgolette
- Parentesi
- BONUS: apostrofo o accento?
A cosa servono esattamente?
Come si usano correttamente?
Quali sono gli errori da non fare mai?
Vediamolo insieme!
TRATTINI E LINEETTE
Ebbene sì: trattino e lineetta sono due segni di punteggiatura ben distinti.
Ancora peggio: a volte succede anche che le persone non lo sappiano , e li usino in maniera del tutto intercambiabile, a sentimento: a farne le spese più spesso è la lineetta, perché sulla tastiera del PC non compare.
So che a prima vista l’unica differenza che può saltare all’occhio è il fatto che il primo sia corto, e la seconda un pochino più lunga: verissimo, graficamente la differenza è quella. Ma questa differenza grafica non è un semplice vezzo, ed esiste per un buon motivo…
… ovvero perché ognuno di questi due segni di punteggiatura ha la propria specifica funzione!
A cosa servono?
Trattino: –
Talvolta viene chiamato anche trattino breve, trattino corto o trattino d’unione, come calco dal francese trait-d’union,
La sua funzione principale è quindi quella di UNIRE.
Lineetta: –.
Come vedi, è poco più lunga del trattino, ma la sua funzione è in un certo senso opposta: serve a SEGNARE UNO STACCO.
Come si usa il trattino?
NB: si scrive sempre senza spazio prima né dopo
es. Emilia-Romagna
- Per unire tra loro due parole strettamente collegate:
-“da… a” esempio: l’autostrada Torino-Piacenza.
– “tra… e” esempio: la partita Italia-Germania.
– “di… e” esempio: il patto Molotov-Ribbentrop.
- Quando ci troviamo davanti un composto di uso occasionale o non ancora affermato, che quindi non è ancora percepito come parola singola.
Esempio: vetero-forense.
- In termini composti con l’incontro di due lettere uguali.
Esempi: maxi-indulto; super-raggio; post-terremoto.
- Tra due numerali in sequenza, sia in cifre che in lettere, quando ha in pratica la funzione della congiunzione e.
Esempio: prendi due-tre pasticche; leggi pagine 12-13.
- Con una giustapposizione di aggettivi con riduzione del primo elemento.
Esempio: guerra franco-normanna; appennino tosco-emiliano; rivista tecnico-scientifica.
- Per marcare vari tipi di legami tra due nomi, di cui, per esempio, il secondo può fungere da attributo o predicato del primo.
Esempio: Stato-nazione; città-stato; incontro-scontro.
ATTENTO: NON si usa mai:
- Dopo la particella ex. Esempio: ex fidanzato; ex campione.
- In termini composti ormai entrati nell’uso comune (attenzione però a vedere in che modo sono si sono cristallizzati, se uniti o separati… in caso di dubbio, il dizionario saprà indicarti la giusta via). Esempio: supereroe; neolaureato; ma anche guerra lampo; linee guida.
Come si usa la lineetta?
- Può venire usata al posto delle virgolette per introdurre (e ovviamente, anche chiudere) il discorso diretto.
Esempio: – Oggi è proprio una bella giornata per scrivere – disse Giacomo.
- Può venire usata per segnalare un inciso.
Esempio: La lineetta – da non confondere con il trattino – è un segno di interpunzione.
- Può venire usata in una citazione, subito prima di indicarne il nome dell’autore:
Esempio: “La Via prosegue senza fine.”
– J.R.R. Tolkien
Quindi, in quali casi NON si deve usare?
Semplice: in tutti i casi in cui è richiesto il trattino!
VIRGOLETTE
Gli usi delle virgolette sono molteplici, ma si possono individuare tre funzioni principali: come segno di citazione, di distanziamento o metalinguistica.
La Treccani riassume così:
La virgoletta è un segno di punteggiatura usato sempre in coppia per contrassegnare una o più parole come una citazione, un discorso diretto o una traduzione, oppure per connotare un’espressione di uso speciale o traslato.
A cosa servono le virgolette?
In ogni caso, le virgolette sono segni di punteggiatura servono sempre per mettere in evidenza qualcosa.
In parole più semplici, servono
- per riportare dialoghi e citazioni
- per mettere in evidenza una frase o una parola dal significato particolare.
Ne esistono tre tipi, e l’uso di un tipo rispetto a un altro dipende dalle convenzioni dell’area linguistica (ad esempio, in Italia si preferiscono le caporali alle alte per segnare il discorso diretto) o della casa editrice:
- Virgolette basse (o caporali, o sergenti, o francesi)
«esempio» - Virgolette alte (o doppi apici, o inglesi)
“esempio” - Apici (o virgolette singole alte, o tedesche)
‘esempio’
Come si usano le virgolette?
- Discorso diretto
Per riportare i dialoghi, si aprono le virgolette prima dell’inizio della frase(“; «), e si chiudono alla fine (”; »). Non ci vuole mai uno spazio tra le virgolette d’apertura e la parola che segue, né tra le virgolette di chiusura e la parola che le precede.
Esempio: «Nulla di deciso!», gridò Pipino. «E allora che stavate facendo? Siete rimasti chiusi per ore intere».
«Parlavamo», rispose Bilbo.
- Citazioni
Quando si riportano le esatte parole di qualcun altro, che siano prese da un libro, da un giornale, da un film, da una canzone o da qualsiasi altra cosa.
Esempio: «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli.» V. Alfieri, Lettera responsiva a Ranieri de’ Calzabigi
- Uso speciale o traslato di una parola o frase
Per mettere in evidenza una o più parole: possono essere usate in maniera ironica, o con riserva: significa che ciò che è delimitato dalle virgolette non va inteso in maniera letterale.
Esempio
– Francesco sostiene che lui e Laura siano “amici”.
– I “poveri” statunitensi possiedono soltanto un’automobile ciascuno.
- Funzione metalinguistica
Le virgolette servono anche per segnalare quando un vocabolo non deve essere inteso in senso proprio bensì come categoria grammaticale; ma anche per segnalare con la traduzione di termini stranieri presenti nel testo oppure quando vogliamo dare un’enfasi particolare a una parola.
Esempio
– Finora, la parola “esempio” è comparsa quattro volte in questo testo.
– Possiamo definire “idealismo” la filosofia di Platone.
– L’idea del “bello” cambia con il passare dei secoli.
- Altri usi
Le virgolette possono essere usate anche per indicare titoli di libri, giornali, film, canzoni e via dicendo, specialmente quando non è possibile usare il corsivo (ad esempio, in un post su Facebook). Vanno inoltre usate per segnalare denominazioni aggiunte a nomi di scuole, associazioni, circoli, ospedali e via dicendo.
Esempio
– Nel libro “Il Signore degli Anelli” troviamo Hobbit, Nani, Elfi e Uomini.
– Quell’articolo è stato pubblicato sul “Times”.
– Ho frequentato il liceo classico “Vittorio Alfieri”.
PARENTESI
Abbiamo tre tipi di parentesi (anche qui si tratta di un segno di punteggiatura doppio):
- tonde ( )
- quadre [ ]
- graffe e uncinate { } < > (di queste non devi preoccuparti, perché si usano solo in pochi settori molto specifici come la matematica, la programmazione o la filologia)
A cosa servono?
Questi segni di punteggiatura si usano per racchiudere una o più parole o una proposizione all’interno di un periodo, che sia legata ad esso per senso ma non a livello grammaticale.
Detto in parole povere: si usano per segnalare degli incisi, dei commenti, delle informazioni aggiuntive.
- Ricordare al lettore informazioni che dovrebbe già sapere
Oggi parliamo di maiuscole (ne abbiamo già parlato la settimana scorsa). - Aggiungere spiegazioni, esempi, dettagli
I segni di punteggiatura (anche detti di interpunzione) sono fondamentali.
La montagna più alta del mondo è l’Everest (8.848 metri). - Inserire un commento personale dell’autore
Lo Hobbit è il primo libro pubblicato da Tolkien (ma io preferisco iniziare dal Silmarillion). - Produrre un effetto ironico
La qualità del (dis)servizio di Trenitalia è ben nota ai pendolari.
Come si usano?
Quando la apri, lascia sempre uno spazio tra questa e la parola che la precede, e non lasciarlo tra questa e la parola che segue:
Esempio (così
Quando invece la chiudi, non ci vuole lo spazio dopo la parola che la precede, e invece ci vuole prima della parola che la segue:
fine esempio) così
APOSTROFO E ACCENTO
Premessa: NON sono la stessa cosa, per quanto siano entrambi segni di punteggiatura.
Si scrive un po’ e MAI un pò.
Perché?
Andiamo a vedere cosa ci dice la Treccani:
Accento: […] Segno grafico (detto più compiutamente a. grafico o segnaccento) che in determinati casi si colloca sopra una vocale, per indicare la sede dell’accento tonico.
L’accento tonico è il “rafforzamento o elevazione del tono di voce con cui si dà a una sillaba maggior rilievo rispetto ad altre della stessa parola” (sempre dalla Treccani). In italiano, generalmente si scrive solo quando cade sull’ultima sillaba di una parola.
L’accento serve per segnalare un’intonazione:
Esempi: Perché, lunedì, libertà, cincillà
L’apostrofo serve per tutt’altro; la Treccani ci dice che:
Apostrofo: […] Segno grafico in forma di virgoletta (’), che nell’ortografia italiana si adopera normalmente per indicare elisione vocalica, e in taluni casi anche troncamento.
In parole semplici, sia l’elisione che il troncamento indicano che è stato tolto qualcosa.
L’elisione vocalica indica la caduta di vocale finale davanti a vocale iniziale di parola seguente: ad esempio, non scriveresti mai la ortica, bensì l’ortica, oppure una amica o lo eroe al posto di un’amica e l’eroe.
Con troncamento invece si intende caduta di vocale (o di sillaba) finale che sia possibile sia davanti a vocale sia davanti a consonante, come ad esempio in Gran Sasso (al posto di Grande Sasso), bel tramonto (al posto di bello tramonto).
Errori da non fare
Di solito il troncamento non richiede l’uso dell’apostrofo. Ma a volte sì, ed è fondamentale fare attenzione per non fare errori nell’usare questi segni di punteggiatura:
- Vorrei un poco di vino. -> Vorrei un po’ di vino.
- Usare un libro a modo di ventaglio. -> Usare un libro a mo’ di ventaglio.
- Va bene, lasciamo stare. -> Va be’, lasciamo stare.
- Vai a studiare! -> Va’ a studiare!
- Un poco -> Un po’
QUINDI…
Nel primo articolo di questa serie abbiamo iniziato a sviscerare uno dei consigli più importanti per qualsiasi scrittore (ed editor):
- Cura la punteggiatura: Usa correttamente i segni di punteggiatura per scandire il ritmo del testo e facilitare la comprensione.
Oggi, insieme abbiamo visto la differenza tra:
- Trattino e lineetta: per unire, oppure segnalare uno stacco
- Virgolette: per mettere in evidenza, in particolare i dialoghi
- Parentesi: per segnalare informazioni aggiuntive
- Apostrofo e accento: per segnalare un troncamento o l’elevazione del tono di voce
insieme alle regole più importanti da non dimenticare per usarli al meglio.
La punteggiatura è un vero e proprio superpotere del tuo testo: usala per avvolgere tra le spire delle tue parole l’attenzione del tuo lettore e portarlo dove vuoi…
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La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
CECCHINI Enrico, Comunicazione Su Misura. La strategia digitale che porta la tua azienda al successo, I Sarti del Web, Bologna 2022.
CECCHINI Enrico, Vestiti bene e prendi il web a mazzate, I Sarti del Web, Bologna 2021.
FALCINELLI Riccardo, a cura di di, Fare i libri, Minimum Fax, Roma 2011.
GUERRINI Mauro, a cura di, Guida alla biblioteconomia, Editrice Bibliografica, Milano 2009.
GUIDA Diego, Editoria istruzioni per l’uso, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
MASIELLO Umberto, Trasforma le tue parole in soldi. La Scrittura Persuasiva che alza il tuo fatturato, I Sarti del Web, Bologna 2022.
PONTE DI PINO Oliviero, I mestieri del libro, Tea, Milano 2008
SITOGRAFIA
Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it
Treccani online – treccani.it
Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it