Un viaggio in Piemonte
Oggi, leggendo il mio articolo, inevitabilmente farai parte di uno specifico gruppo… o di un altro. Ovvero, o sei piemontese e sarai deliziato e felice di vedere che qualcuno parla finalmente dell’unico e magnifico “solo più” che ami e usi tutti i giorni…
Oppure non sei piemontese e scoprirai una locuzione del tutto nuova, che magari all’inizio ti sembrerà una bizzarria.
Questo di oggi è per me un articolo molto speciale: segna il primo compleanno della mia rubrica di Penna Rossa… che per un caso fortuito quest’anno cade in perfetta concomitanza con il mio compleanno!
Quindi ho deciso di farmi un regalo, e di condividere una meravigliosa espressione linguistica che al di fuori del Piemonte, dove sono nata e cresciuta, non esiste e non viene solitamente compresa:
la bellissima e meravigliosa “solo più”.
Per noi piemontesi è naturale come respirare, fondamentale per esprimerci, unica per precisione e portatrice di una sfumatura di significato ben precisa che non si può ottenere in altri modi… ma a quanto pare, cosa che mi ha stupito molto quando mi sono trasferita fuori dal Piemonte per la prima volta, nessun altro al di fuori di noi la comprende facilmente.
Mistero dei misteri.
Una piccola avvertenza prima di iniziare: a malincuore, devo dirti che non rientra nell’italiano standard, ma si tratta invece di un regionalismo (anche se in Piemonte viene usata anche in contesti controllati e alti, ad esempio dai professori universitari)…
ma seguimi nel ragionamento, e alla fine vedremo insieme una lezione importante, che ti mostrerà quanto è potente l’uso consapevole della lingua come strumento di vendita.
Perché, non dimentichiamolo mai: questa rubrica nasce con uno scopo ben preciso. Ovvero quello di vedere insieme, ogni settimana, come scrivere bene i testi per la comunicazione online della tua azienda evitando gli errori che ne diminuirebbero l’efficacia, facendo sì che i tuoi clienti si concentrino sui refusi e non sul messaggio che vuoi trasmettere.
Perciò, se ancora non l’hai fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa!
E ora…
Andiamo a scoprire cosa vuol dire e come usare “solo più”!
Ravioli al plin, tipici piemontesi
LA STORIA
Esistono attestazioni illustri per questa locuzione: ad esempio, la troviamo men che meno nel Visconte dimezzato di Italo Calvino (che studiò all’Università di Torino) e negli Scritti politici di Piero Gobetti; e poi ancora in Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Sibilla Aleramo, Guido Gozzano, Primo Levi, Luigi Einaudi e via dicendo.
I dizionari, oggi come al momento delle prime attestazioni verso metà ‘900, la riportano appunto come regionalismo piemontese.
Ma da dove arriva?
La maggior parte dei piemontesi non se ne cura, perché lo usa con assoluta naturalezza e non c’è coscienza del fatto che si tratti di un regionalismo (lo scopriamo solo se e quando usciamo dalla nostra regione!), ma di fatto si tratta di un calco dell’espressione dialettale mac pi.
“Traducendo” inconsapevolmente queste due parole, si crea un calco perfetto, sovrapponibile a molte altre italianissime locuzioni, come nota Matilde Paoli in un articolo della redazione dell’Accademia della Crusca (se vuoi leggerlo tutto, lo trovi in bibliografia).
Soltanto in tedesco si trova una costruzione simile, nur mehr, ma non in francese; nel nostro caso, quindi, non è possibile pensare a una contaminazione linguistica d’Oltralpe, ma si tratta appunto di una forma autoctona (M. Cerutti, Annotazioni sul focalizzatore solo più: aspetti semantici e sintattici, 2014).
Oggi, quest’espressione è altamente diffusa e consolidata in tutto il Piemonte, tra tutti i parlanti, colti e meno colti, sia nello scritto che nell’orale: si limita però (con stupore di ogni piemontese) al solo Piemonte, con sporadiche eccezioni.
Ma… cosa significa esattamente?
Fabio Fistarol on Unsplash
COSA VUOL DIRE?
Il punto di vista dei piemontesi
Di solo più esistono due varianti, anche se sono molto meno diffuse: soltanto più e solamente più. Il significato invece è uno solo: partiamo da un esempio.
Ho solo più una mela.
Questa frase, agli occhi di un parlante piemontese, indica non solo che in questo momento ho una mela soltanto, ma anche che prima (tendenzialmente poco prima) ne avevo di più.
Oppure, immaginiamo una situazione pratica.
Tu sei al lavoro, sulla tua agenda hai segnato tre cose da fare stamattina: mandare una fattura a un cliente, partecipare a una riunione, telefonare a un fornitore. Quindi, inizi mandando la fattura, poi partecipi alla riunione… e un tuo collega ti chiede se sei pronto per andare a pranzo.
E tu rispondi: “Quasi… devo solo più telefonare al fornitore”.
Vuol dire che ora ti rimane quell’unica cosa da fare, ma che prima ne hai fatte altre.
In pratica, serve per sottolineare la quantità restante di qualcosa, e il fatto che prima questa quantità fosse maggiore.
Priscilla Du Preez on Unsplash
Il punto di vista dei non piemontesi
Secondo l’italiano standard, il solo più è ridondante: basterebbe l’uso del verbo rimanere.
Ad esempio: Mi rimane una mela.
Mi è rimasto da chiamare il fornitore.
In questi casi, l’avverbio solo può venire usato come rafforzativo:
Mi è rimasta solo una mela.
Mi è rimasto solo da parlare con il fornitore.
Non sarebbe la stessa cosa, invece, usare soltanto l’avverbio solo, perché si perderebbe completamente il concetto che prima la quantità di cui si parla era maggiore:
Ho solo una mela.
Devo solo parlare con il fornitore.
Leggendo queste due frasi, non sappiamo se prima le mele erano di più o se c’erano cose da sbrigare prima della telefonata.
Perciò… per i non piemontesi, il verbo rimanere sembra essere la soluzione migliore.
E allora perché noi piemontesi ci ostiniamo invece a usare il solo più e a sostenere la sua insostituibilità e precisione?
È vero che in italiano standard esistono altre locuzioni, come ormai solo/soltanto o ancora solo/soltanto, ma così come giustamente rileva il linguista Riccardo Regis (Breve fenomenologia di una locuzione avverbiale, 2006) “centrano perfettamente il valore semantico di solo più […], ma presentano, nel contempo, delle controindicazioni: in primo luogo, esse sono comunicativamente più dispendiose di solo più; in secondo luogo, hanno un sapore squisitamente formale, che mal si adatta alla lingua di tutti i giorni.”
E infatti, diresti mai, parlando, “Ho ancora due mele soltanto?”. Difficilmente.
Secondo il linguista Andrea De Benedetti in Val più la pratica (2009), anche l’alternativa del verbo rimanere risulta più costosa, perché richiede una ristrutturazione sintattica dell’enunciato.
Infine, conclude sempre De Benedetti, “L’impressione è che solo più costituisca, agli occhi del parlante piemontese, la scelta più economica per esprimere sinteticamente un significato complesso”.
Romain Vignes on Unsplash
QUINDI…
Usare solo più o non usarlo?
Dipende.
Sicuramente non è italiano standard; eppure c’è una fetta molto precisa di parlanti che non solo lo usa abitualmente a ogni livello, ma talvolta arriva persino a sentirlo come un segno d’appartenza.
Perciò, la cosa migliore da fare è:
studia il tuo target, scopri chi sono i tuoi Clienti Su Misura.
Se non sono piemontesi, non usarlo: lo percepirebbero come una stranezza o un errore.
Ma se invece sono piemontesi… usalo ogni volta che è necessario, senza timore! In questo modo creerai empatia, mostrerai che c’è un legame, che stai parlando proprio a loro, con il loro linguaggio… che sei uno di loro a tutti gli effetti.
E l’appartenenza allo stesso gruppo e la condivisione di valori sono leve importantissime per la vendita! (Ad esempio, ne ha parlato il Modellista in questo articolo: CLICCA QUI per leggerlo.)
Ora tocca a te!
Studia attentamente cosa vuoi dire e a chi vuoi dirlo… prima di decidere come dirlo: fai della lingua un alleato preziosissimo per far crescere la tua attività!
Sei impaziente di metterti alla prova?
Allora non aspettare: acquista ora la tua copia del primo libro del Sarto, VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE, un manuale pratico per imparare come impostare la tua Comunicazione Online e per trasformare la tua pagina social in un magnete attira clienti!
Non solo, abbiamo una novità: è uscita la SECONDA EDIZIONE rivista, aggiornata e ampliata… non puoi proprio perdertela.
Clicca qui per acquistarlo ora a solo 27 euro!
E per scoprire altri errori da NON fare…
… ci vediamo lunedì prossimo!
La Penna Rossa
BIBLIOGRAFIA
BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.
BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.
BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.
CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.
CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.
D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.
DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.
DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.
FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.
EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.
GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.
GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.
MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.
MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.
MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.
PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.
SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.
SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.
SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.
SITOGRAFIA
Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it
Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com
Treccani online – treccani.it
Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it
CERRUTI M., Annotazioni sul focalizzatore “solo più”: aspetti semantici e sintattici, in Cuadernos de Filología Italiana, 20, Universidad Complutense de Madrid, maggio 2014.
DE BENEDETTI A., Val più la pratica: Piccola grammatica immorale della lingua italiana, Laterza, Roma-Bari 2009.
PAOLI M., Solo (o soltanto) più è un’espressione solo piemontese?, Redazione Consulenza Linguistica Accademia della Crusca, 4 maggio 2010. https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/solo-o-soltanto-pi%C3%B9-%C3%A8-unespressione-solo-piemontese/271
REGIS R., Breve fenomenologia di una locuzione avverbiale: il solo più dell’italiano regionale piemontese, in Studi di lessicografia italiana, 23, Le Lettere, Firenze 2006.