Questo, codesto e quello

Sai scegliere bene?

“Voglio questo libro, quel giornale e codesta penna!”

Sai spiegare le differenze tra questi tre aggettivi (che possono essere anche pronomi)…
ma soprattutto, sei sicuro di saperli usare nel modo corretto?

 

La settimana scorsa sono stata a Lucca Comics&Games, in Toscana: oltre a dei meravigliosi crostini ai fegatini, ho fatto la scorta di “codesto”.

 

Per me, che sono originaria del Piemonte e vivo in Emilia-Romagna, codesto quasi non esiste: non lo uso e non lo sento/vedo usare praticamente mai.

 

Eppure…

in questi giorni ho sentito codesti” spuntare come funghi!

 

Significa che i toscani sbagliano?

 

Tecnicamente, no…

ma non sbagliamo nemmeno noi che non lo usiamo.

 

E ti dirò di più: esiste un contesto particolare, sovraregionale, dove codesto si incontra spessissimo!

 

Ma prima di arrivare qui, dobbiamo partire dall’inizio: cosa rappresenta il trittico questo-codesto-quello?

 

E come si usa correttamente?

 

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Perciò… andiamo a scoprire a cosa servono e come si usano questo, codesto e quello!

 

ragazzo in un negozio di chitarre acustiche

 

QUESTO E QUELLO

Partiamo dalla parte più semplice, o meglio, da quella più conosciuta… almeno in teoria.

 

Si tratta, come abbiamo già accennato, di aggettivi e pronomi dimostrativi, a seconda di come vengono usati; il loro significato però rimane costante e non cambia.

 

La Treccani li descrive così:

 

quésto agg. e pron. dimostr. [lat. eccu(m) ĭste, accus. eccu(m) ĭstum]. – Indica cosa o persona vicina nello spazio o nel tempo a chi parla, o considerata comunque come tale nel discorso (contrapp. a quello); più generalmente allude a cosa o persona presente, attuale nel momento in cui si fa o avviene ciò di cui si parla nella proposizione. Come agg., precede sempre il nome e ha flessione regolare; come pron., al masch. sing. possiede, oltre la forma regolare questo, anche la forma, propria dell’uso letter. e di uno stile controllato, questi (v.). […]

 

quéllo agg. e pron. dimostr. [lat. eccu(m) ĭlle, accus. eccu(m) ĭllum]. – Indica in genere cosa o persona lontana nello spazio o nel tempo da chi parla e da chi ascolta, o che nel discorso è considerata come tale; si contrappone a questo […]. Come agg. precede sempre il nome e possiede al masch. due forme per il sing., quello e quel, e due per il plur., quegli (ant. quelli) e quei, per l’uso delle quali valgono le stesse norme che regolano l’uso delle forme maschili dell’art. determinato, adoperandosi quel come il, quello come lo, quei come i, quegli come gli: quel treno, quello spaccone e quello zingaro (ma quell’uomo), quei bicchieri, quegli uscieri; […]. È regolare l’uso del femm. quella, plur. quelle (quella famiglia, quell’opera, quelle strade, quelle entrate, preferito, oggi, a quell’entrate). Come pron. conserva quasi sempre la flessione regolare; solo al masch. sing. possono trovarsi, accanto alla forma d’uso com. quello, le forme letter. quegli e quei (per le quali v. le voci), e quello può inoltre subire troncamento quando è seguito dal pron. relativo che, spec. se ha valore neutro (per es.: faccio quel che mi pare).

 

In pratica, la grande differenza di uso è:

 

  • Questo: indica qualcosa vicino a chi parla nel momento in cui parla

 

  • Quello: indica qualcosa lontano da chi parla (e spesso, anche da chi ascolta)

 

Esempi: Questo tavolo è troppo basso, quello là troppo grande.
Guarda quella ragazza laggiù: è mia cugina.
Vuoi questo giornale? Finisco di leggere e te lo passo.

 

Un altro aspetto interessante da notare è la flessione di questi due aggettivi.

 

Questo è regolare, e presenta in aggiunta la forma questi, che si usa in contesti particolarmente formali ed elevati.

 

Quello, invece, può mutare forma a seconda della parola che segue, esattamente come succede per l’articolo determinativo maschile il/lo, i/gli.

Quel segue le regole di il, quello di lo, quei di i e quegli di gli.

(Se vuoi approfondire l’uso degli articoli determinativi, ti consiglio di rileggere QUESTO ARTICOLO.)

 

Infine, sappiamo che questo sistema bipartito questo/quello si replica allo stesso modo in altre lingue, come in inglese, francese e tedesco.

 

Ma da dove arriva e come si inserisce codesto?

 

ragazza davanti a una scaffalatura piena di libri

 

CODESTO

Eccoci giunti al famigerato codesto: vediamo di fare un po’ di chiarezza a riguardo.

La Treccani lo presenta così:

 

codésto (o cotésto) agg. e pron. dimostr. [lat. eccu(m) tibi iste]. – Indica persona o cosa vicina a chi ascolta, o a lui relativa, o nominata subito prima. Come agg.: mi fai vedere c. foglio?; ti pentirai di c. parole; in lettere di carattere ufficiale, può indicare l’ufficio stesso, l’ente, la società a cui si rivolge il discorso: il sottoscritto fa domanda a c. Ministero; la fattura da noi rimessa a c. spett. Ditta. Come pron., solo con valore neutro: c. che tu dici non è vero; o sottintendendo un sost.: bella codesta! ◆ Fuori di Toscana è di uso raro o letter. (tranne che nella corrispondenza ufficiale e nell’uso burocr.), ed è per lo più sostituito da questo o da quello anche nell’uso scritto.

 

In sostanza, serve per indicare qualcosa di lontano da chi parla ma vicino a chi ascolta; ma al di fuori della Toscana, questo significato viene assunto da quello.

 

Se andiamo a risalire alle origini di questa parola, la troviamo saldamente affermata nel fiorentino, insieme alla variante cotesto.

Manzoni stesso ne fece largo uso, e nei programmi scolastici volti a insegnare un italiano nazionale al posto dei vari dialetti codesto era presente, in quanto mutuato direttamente dal fiorentino, sul quale la nostra lingua venne modellata.

 

Ciò significa che codesto persistette a lungo nelle grammatiche, per poi andare via via perdendosi dal Novecento in poi.

 

Oggi, per la maggior parte dei parlanti italiani il suo significato non è ben definito, il che significa che viene usato sempre meno. 

Sopravvive tuttavia in alcuni contesti particolari:

 

  • quello burocratico
  • quello letterario e formale
  • nell’uso comune in Toscana

 

È da notare che i toscani non lo percepiscono come arcaico o letterario, bensì come comune e colloquiale, tendendo a usarlo in maniera disgiunta dal suo significato originale di lontano da chi parla, vicino a chi ascolta.

In sostanza, viene usato più come forma rafforzativa (sia di questo che di quello) che non come aggettivo/pronome a sé stante.

 

Quindi, se sei toscano fa parte del tuo lessico quotidiano, altrimenti ti sembrerà una parola desueta e inutilmente vaga. 

 

statua di dante alighieri

 

QUINDI…

Possiamo dire che in italiano standard si è affermato un sistema bipartito:

 

  • Questo: per indicare qualcosa di vicino a chi parla
  • Quello: per indicare qualcosa di lontano da chi parla

 

Al quale si aggiunge, ma soltanto in ambito burocratico o letterario

  • Codesto: per indicare qualcosa di lontano da chi parla ma vicino a chi ascolta

 

Infine, compare nel lessico colloquiale e quotidiano dei parlanti toscani.

 

Perciò, ora ti chiederai: tu devi usarlo nella tua comunicazione online?

 

Ovviamente…

dipende.

 

Se i tuoi clienti lo usano, magari perché sono toscani e vuoi veicolare un messaggio colloquiale, allora sì.

Ma se per i tuoi clienti è una parola astrusa… evitalo!

 

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… ci vediamo lunedì prossimo!

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

Setti R., Codesto (cotesto) nel sistema degli aggettivi e pronomi dimostrativi, Redazione Consulenza Linguistica Accademia della Crusca, 20 ottobre 2009

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